“Dal 2000 Sicilia terra di call center: oggi il Governo ci volta le spalle”

Eliana Puma, del Sindacato CISL Fistel: “Violata una norma di legge recepita nei contratti. Se i nostri antagonisti sono decisi a vincere la partita, noi non possiamo permetterci di perderla”

almaviva

Un’attesa snervante, che fa stare “come color che son sospesi” centinaia di operatori Almaviva, ansiosi di conoscere quale destino lavorativo sarà loro riservato. Intanto, in vista dell’incontro fissato per il 17 settembre, una fatto sembrerebbe certo: dal prossimo 15 ottobre, a subentrare sarà una nuova compagnia di bandiera chiamata Ita. Compagnia che, in barba alle tanto invocate clausole sociali, ha assegnato alla società milanese “Covisian” l’appalto per la gestione del servizio di assistenza clienti dell’ex Alitalia.

NESSUNA FORMA ASSISTENZIALISTICA

“Una vicenda che lascia un amaro in bocca terribile perchè questo lavoro è come se non l’avessimo scelto noi – afferma la Sindacalista CISL Fistel Eliana Puma intervista da PalermoLive. Nel 2000, la politica, data la carenza di infrastrutture nella nostra città, decise che si doveva investire su questa forma di lavoro. Oggi, sapere che un altro Governo, rappresentante comunque lo Stato, in una commessa pubblica che è al 100% di proprietà del Ministero del Tesoro, violi una norma di legge recepita nei contratti, rischiando di mettere per strada 620 famiglie, è un qualcosa che fa davvero male. Tengo a dire che, oltre la metà dei lavoratori Almaviva impiegati su questa commessa percepisce stipendi che sono al di sotto di quello che potrebbero prendere da disoccupati col reddito di cittadinanza. Eppure, nonostante ciò, mai hanno pensato di perdere la dignità del proprio lavoro a favore di forme assistenzialistiche. Questo perchè è gente da sempre orgogliosa del tipo di lavoro svolto, in quanto qualificante, tecnico e perchè no appagante.”

L’INCOERENZA DELLO STATO

Assistiamo persone, le abbiamo fatte volare, abbiamo aiutato gente a trovare bagagli così come genitori a riabbracciare figli smarriti negli aeroporti. Un lavoro non qualsiasi ma particolare. Vederlo messo a rischio dallo Stato fa male due volte oltre a lasciarci basiti – prosegue Eliana Puma. E’ infatti lo Stato ad avere creato un problema che, proprio per questo motivo sta trattando marginalmente. Il timore è che alcuni colleghi perdano la voglia di lottare. Invece no, bisogna tenere duro, cercando semmai di coinvolgere i colleghi dei call center che lavorano su altre commesse. Ciò affinchè non si crei un precedente. Perchè quello che sta accadendo a noi sa tanto di esperimento. Se passa la possibilità , in una commessa pubblica, di non applicare la clausola sociale , nessuno ci tutelerà più dall’ abuso dei privati. A quel punto il settore è morto e siamo tutti a rischio. Parlo degli oltre 20mila lavoratori siciliani impiegati nei call center, oltre a tutti quelli che in Italia sono oltre 100 mila.

COMUNE IMPORTANTE ALLEATO

Lavoratori che, quantomeno, stanno assistendo ad una vera e propria mobilitazione della politica locale. “Nel famoso slogan “Siamo tutti Almaviva” comprendo di diritto anche il sindaco Orlando e l’assessore Marano, che questa azienda, venti anni fa, l’hanno vista nascere. Loro sanno bene che si tratta di un polmone occupazionale impossibile da perdere, oltre a conoscere l’importanza strategica di questo settore per la nostra città. Il Comune – tiene a ricordare la sindacalista – ce lo siamo sempre ritrovato nelle nostre battaglie, dalla vertenza del 2016, a quella precedente, dalla vertenza Sky dello scorso anno a questa odierna. Per il sindaco e l’assessore è divenuto fondamentale presidiare questo settore nato nel 2000. Se dovesse venire meno, possiamo consegnare le chiavi della città ed emigrare tutti. A Palermo ci sono le principali aziende di call center, da Almaviva a Covisian, da Abramo a Comdata e System House. Se si prende una deriva di questo tipo Palermo muore. La nostra città, come anche Catania, è terra di call center, settore divenuto, numeri alla mano, la principale attività produttiva del territorio”.

UNA VICENDA GESTITA IN MANIERA STRATEGICA

Siamo consapevoli che c’è un rischio fortissimo di perdere questa partita. Intanto perchè il tavolo è incardinato al Ministero del Lavoro e non a quello dello Sviluppo Economico. Il primo, solitamente, è quello che raccoglie i morti e i feriti, mettendo le toppe come nel caso degli ammortizzatori sociali. Noi, in realtà, avremmo bisogno in prima battuta di essere convocati dal Mise , ovvero l’ente che si occupa di sviluppo industriale. Già il fatto che a livello governativo siamo collocati quasi in rianimazione – afferma Eliana Puma – , se facciamo un’analisi politica ci preoccupa eccome. Così come ci preoccupa che ci sia voluto oltre un mese e mezzo, al netto della pandemia, in modo a nostro avviso strategico, per decidere di gestire tutta la vicenda. Lo dimostra la stessa tempistica del bando. Indetto il 31 luglio con scadenza il 4 agosto e aggiudicato poco prima di ferragosto per poi chiedere lo sconto il 14.”

NON MOLLEREMO DI UN CENTIMETRO

“Al netto degli interventi a livello territoriale del sindaco, dell’assessore e di qualche politico e deputato regionale, non vediamo tutto questo interesse da parte delle istituzioni. Ma una cosa è certa, non possiamo essere fagocitati dalla tragedia della vertenza del trasporto. Il nostro è un caso diverso, qui c’è un problema, c’è una legge che non è applicata in una gara pubblica che, invece di essere gestita come tale, è stata affrontata con criteri privatistici in dispregio della legge. Se passa questo messaggio, la prossima gara, che sarà quella di Trenitalia, potrebbe non avere clausole sociali, allo stesso modo Tim potrebbe decidere di non affidare in proroga. Insomma, si aprirebbe una deriva che metterebbe a rischio tutti. Siamo molto preoccupati, perchè percepiamo che la chiara intenzione dei nostri antagonisti è di tentare il tutto per tutto fino alla fine. Ma si sappia – conclude Eliana Puma – che la stessa cosa siamo decisi a farla noi, non mollando di un centimetro in quanto in gioco c’è un aspetto importante della nostra vita, ovvero quello del lavoro.