30° anniversario della morte di Rita Atria, ‘a picciridda’ di Borsellino: i dubbi sulla morte

30 anni sono passati eppure ancora troppi dubbi aleggiano sulla morte della ‘picciridda’ di Borsellino.

Oggi, 26 luglio 2022, ricorre il trentennale della morte di Rita Atria, la giovane di Partanna appartenente ad una famiglia mafiosa che decise, con il supporto del giudice Borsellino, di collaborare con la giustizia raccontando tutto ciò che sapeva.

A soli sette giorni dalla Strage di Via D’Amelio, colpita profondamente dalla morte del magistrato e della sua scorta, il 19 luglio del 1992, Rita si tolse vita in un appartamento a Roma, dove era stata trasferita sotto protezione. 30 anni sono passati eppure ancora troppi dubbi aleggiano sulla morte della ‘picciridda’ di Borsellino.

Chi era Rita Atria

Rita Atria nasce a Partanna (TP), nel 1974, da Vito e Giovanna Cannova, lui pastore e proprietario terriero appartenente ad cosca mafiosa del trapanese. Anche il figlio Nicola, di dieci anni più grande di Rita, apparteneva alla stessa cosca. Nel 1985 Vito viene ucciso. Nicola medita vendetta per il padre ma nel 1991 anche lui trova la morte per mano mafiosa, all’età di soli 27 anni. Piera Aiello, vedova di Nicola,  denuncia i due killer e decide di collaborare con la polizia. Diviene così la prima testimone di giustizia. Rita decide di seguire l’esempio della cognata, così in gran segreto si reca a Marsala. Qui avviene l’incontro che le cambierà la vita, presentandosi al Procuratore Paolo Borsellino cui rivela tutti i segreti della cosca. Inizia una fitta collaborazione con il Giudice al quale Rita si affeziona come se fosse un padre. Fino a quel maledetto 19 luglio 1992Sette giorni dopo,  Rita si suicida gettandosi dal quinto piano del palazzo dove l’aveva nascosta la polizia, nella Via Amelia di Roma.

I dubbi sulla morte

Secondo le indagini dell’epoca,  Rita si uccise a soli 17 anni proprio perché si sentì abbandonata dalle Istituzioni.  Ma ancora oggi sono tante le anomalie riscontrate in quell’appartamento di Roma. Mai nessuna effettiva indagine venne compiuta per accertare le cause del suo suicidio. Le richieste delle varie Associazioni Antimafia rimasero per lungo tempo inascoltate. Fino a qualche tempo fa.  Oggi, dopo un lungo e meticoloso lavoro di inchiesta, tutte le risultante sulla morte della giovane sono contenute in un’istanza per riaprire le indagini. Nell’istanza si denuncia che l‘abitazione di Rita Atria fu “ripulita da qualcuno”, o ancora che una serie di oggetti ritrovati nell’appartamento non furono mai repertati né tantomeno sequestrati. Ad esempio, sopra il frigo bianco venne ritrovato un orologio da uomo con cinturino marrone. Di chi era quell’orologio ritrovato dopo la sua morte? Verità e Giustizia per la ‘picciridda’ di Borsellino sono sempre più vicine.