33 anni fa l’omicidio di Libero Grassi, l’imprenditore che si ribellò al pizzo. Il nipote Alfredo: “Onorate la memoria”

Il 29 agosto del 1991, Libero Grassi, imprenditore palermitano del settore tessile, veniva assassinato da Cosa Nostra per avere pubblicamente denunciato le richieste di pizzo dei suoi estorsori. “Io non sono pazzo: non mi piace pagare. È una rinuncia alla mia dignità di imprenditore!”, così dichiarava apertamente qualche mese prima di esser ucciso in un’intervista rilasciata nella trasmissione ‘Samarcanda’ condotta da Michele Santoro.

Una storia di resistenza civile e morale tra le più significative del nostro Paese che portò ad una rivoluzione culturale contro la mafia. A parlarci meglio del valore della memoria e di come i ragazzi di oggi possano apprezzarne e onorarne il significato, è il nipote di Libero, Alfredo Chiodi.

Il nipote di Libero Grassi: “Guardatevi attorno e vedete cosa si può cambiare”

“In occasione di ricorrenze come quella odierna si parla sempre molto dell’importanza della memoria, che è fondamentale, ma dobbiamo innanzitutto chiederci cosa ce ne facciamo di questa memoria. Questo è sempre più difficile soprattutto per chi come me non era nemmeno nato in quegli anni. Vediamo una città che si evolve molto lentamente, per non dire che si involve. Un caso che seguo molto da vicino negli ultimi tempi è quello del Parco Libero, una gigantesca area nella zona di Acqua dei Corsari intitolata mio nonno e per i quali sono stati stanziati 11 milioni di fondi europei, ma i cui lavori di bonifica non sono ancora partiti e si spera possano partire a breve. Oggi, mi permetto semplicemente di invitarvi a riflettere, a guardarvi attorno e a vedere cos’è che si può cambiare e soprattutto cosa potete fare voi“.