400€ da pagare subito, se hai scritto questo SMS o questa mail devi sborsare questi soldi: la Cassazione ha emesso sentenza | Cancella immediatamente

Costretto a pagare: attento a cosa scrivi

Costretto a pagare: attento a cosa scrivi (foto Pexels) - Palermolive.it

Attenzione a cosa scrivi o hai scritto: è arrivata la sentenza, controlla subito se anche tu sei costretto a pagare.

Nell’era del digitale è inevitabile che qualsiasi cosa che si scriva si trasformi in un’arma a doppio taglio. Che si tratti di una mail, di un sms o di un messaggio WhatsApp, ormai non c’è scampo: rimane una traccia permanente delle parole utilizzate. In taluni casi questo può essere un bene, in altri, invece, rischia di mettere in seria difficoltà le persone.

Ci sono frasi e vocaboli in particolare che vanno evitati, soprattutto alla luce della sentenza della Cassazione pervenuta nelle ultime ore e che ha consentito di accendere i riflettori sulla tematica in questione. Devi controllare subito anche tu di non avere scritto una mail o un sms il cui contenuto coincida con quello incriminato.

Alla fine ciò è molto più probabile di quanto si possa immaginare. Spesso si agisce in maniera leggera: basta premere il pulsante invio e in un attimo ci si ritrova coinvolti in un problema enorme, che comporta un esborso economico non indifferente.

Consigliamo di verificare subito se anche tu sia caduto in fallo e abbia inviato questa frase a un tuo contatto, via pc o su smartphone. In caso di risposta affermativa, infatti, può ora ritorcertisi contro e farti spendere una cifra imprevista, rappresentando senz’ombra di dubbio una sorpresa poco gradita.

Non scrivere questa frase via sms o via mail: paghi fino a 400 euro

D’altro canto, tirare fuori dal proprio portafoglio 400 euro non preventivati all’inizio del mese può costituire un vero e proprio problema per molti italiani. Ciò che conta è rileggere sempre con grande attenzione ciò che si digita prima che la voglia di schiacciare il testo “invio” prenda il sopravvento.

La sentenza della Cassazione a cui facciamo riferimento è la numero 1792 del 24 gennaio 2017, il cui testo recita che la consulenza richiesta a un professionista per telefono, messaggio, videochiamata o mail deve essere regolarmente retribuita. Infatti, in base a quanto stabilito dal codice civile, il mandato può concludersi anche in forma orale o per mezzo di scambio di mail, senza documenti scritti e sottoscritti dal cliente.

Donna disperata davanti al pc
Donna disperata davanti al pc (foto Pexels) – Palermolive.it

Ti tocca pagare subito l’avvocato: attento a cosa scrivi

Ne deriva quindi che il diritto al compenso da parte del professionista scatti anche soltanto di fronte a una semplice richiesta di assistenza da parte di un cittadino, con conseguente risposta. Per fare un esempio ulteriore, anche per un semplice consiglio domandato per mezzo di applicazioni di messaggistica istantanea come WhatsApp un avvocato può richiedere il pagamento.

Non ha dubbi neppure la Cassazione: la consulenza, in qualsiasi modalità venga fornita, si presume costantemente a titolo oneroso (salvo diversi accordi).