Palermo, città d’arte dalla storia millenaria, grazie alla viralità con cui oggi si diffondono le immagini via web, si accorge che all’interno della sua fastosa Cattedrale c’è un neo. Maligno, verrebbe da dire considerato il contesto, brutto, da estirpare al più presto possibile perchè non sia mai che i turisti lo debbano scorgere per poi fotografarlo, portando a casa un ricordo che nulla ha a che vedere con uno dei simboli monumentali più importanti della città. Peccato soltanto, che quel fascio di cavi che fuoriesce ad una ventina di centimetri dalla cornice dell’edicola che accoglie la statua di San Paolo, nella parete della navata laterale destra c’è da 50 anni. Da quando, nel lontano 1970 vennero elettrificati tutti i cablaggi dei servo motori delle campane della Cattedrale. Un pugno nell’occhio, oltremodo oltraggioso perchè sferrato nel sacro contesto della Chiesa madre del Capoluogo siciliano. Roba da non credere, a maggior ragione se si considera che la Cattedrale, ormai da un lustro (3 luglio del 2015) fa parte del Patrimonio dell’umanità. L’ennesimo manifesto dei disservizi di una grande città, nel contesto della quale la parola “provvisorio” è beffarda, tra le meno credibili, visto che quei cavi tali lo sono da qualcosa come mezzo secolo.
PRONTI PER L’OCCULTAMENTO?
Oggi però, sembra che finalmente qualcosa possa cambiare, con il San Paolo ubicato al calduccio della sua edicola in prossimità dell’altare, che smetterà di essere oltraggiato da quell’anacronistico fascio di fili elettrici. Dal momento infatti, che sono stati approvati i progetti definitivi per il restauro di una serie di elementi interni della Cattedrale, l’auspicio è che l’occultamento dei fili possa divenire realtà. Meglio tardi che mai.
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