Giornata Internazionale della non violenza nel ricordo del Mahatma Gandhi

Istituita dall’ONU, la ricorrenza cade nel giorno dell nascita dell’indimenticato padre dell’India, promotore della disobbedienza civile nel rifiuto di qualsiasi forma di uso brutale della forza

Oggi il mondo celebra la Giornata internazionale della non violenza, in occasione della data di nascita del Mahatma Gandhi,avvenuta nel 1869.
Istituita a Nuova Delhi il 15 giugno del 2007 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la ricorrenza è finalizzata a divulgare, anche attraverso l’informazione e la consapevolezza pubblica, i principi e i valori che caratterizzarano l’esistenza e la vita politica del padre dell’India, il primo a introdurre la nozione di ahimsa ( letteralmente, non uccidere) in Occidente. 
Un messaggio di pace, compassione e fratellanza universale che il Mahatma (che in sanscrito signfica “grande anima”) promosse congiuntamente a un altro caposaldo della sua azione, ovvero la disobbedienza civile  come strumento di rivoluzione “gentile” ma ferma. 
Nella sua definizione di base, il principio si riferisce al rifiuto del ricorso alla violenza in tutte le forme possibili per conseguire mutamenti sociali o politici. 
La vita di Gandhi fu un esempio in tal senso: induista – come l’attentatore che lo uccise il 30 gennaio del 1948 – era un convinto sostenitore del rispetto e della tolleranza per tutte le confessioni religiose.
Nato il 2 ottobre 1869 nell’India coloniale dominata dal controllo britannico, Mohandas Karamchand Gandhi apparteneva alla casta dei Vaiśya, il gruppo sociale formato da dirigenti, banchieri e mercanti all’interno dei quattro sistemi gerarchici (altri sono i Brahmani, i Kshatriya e i Shudra) nei quali si articola l’intera società indiana.
La sua passione civile e politica ebbe origine dalla scelta di intraprendere la carriera di avvocato dopo avere studiato a Londra: divenne un autorevole esponente dei movimenti per ottenere l’indipendenza del suo Paese dall’impero coloniale inglese. 

Nel corso della sua attività, Gandhi ottenne un immenso prestigio (non solo in India) per l’elaborazione della satyagraha, la “resistenza passiva”, ossia una tattica di disobbedienza non-violenta adottata da milioni di indiani per opporsi al dominio britannico senza spargimenti di sangue; nel 1947 l’India conquistò la libertà e Gandhi divenne la personalità più in vista del movimento indipendentista oltre che un modello comportamentale che ispirò donne e uomini di tutto il mondo per la sua saggezza e la visione pacifista della società.

Lo Stato indiano però era caratterizzato da popolazioni con culture, religioni e lingue molto diverse tra loro:  contemporaneamente all’indipendenza dell’India, una parte di essa si staccò dal resto del paese, diventando il Pakistan, una nazione a maggioranza islamica.

Una scissione che si consumò tra lotte, morti e feriti, malgrado Gandhi tentasse di pacificare tutte le parti.

Il suo orientamento pacifista era inviso ai più estremisti e fanatici :uno di loro lo uccise, infatti, il 30 gennaio del 1948.

Al suo funerale parteciparono più di due milioni di persone e il mondo si inchinò dinanzi alla grandezza di Gandhi, eternato nella Giornata Internazionale della non violenza. 

Uomo di fine cultura, sublime pensatore e aforista, Gandhi ha lasciato all’umanità un immenso patrimonio di frasi, tra le quali occupano un posto di rilievo quelle dedicate al mondo animale. 

Convinto anti – vivisezionista, sosteneva che il livello di civiltà di una nazione si misurasse dal modo in cui gli animali vengono trattati.