Nel corso della sua attività, Gandhi ottenne un immenso prestigio (non solo in India) per l’elaborazione della satyagraha, la “resistenza passiva”, ossia una tattica di disobbedienza non-violenta adottata da milioni di indiani per opporsi al dominio britannico senza spargimenti di sangue; nel 1947 l’India conquistò la libertà e Gandhi divenne la personalità più in vista del movimento indipendentista oltre che un modello comportamentale che ispirò donne e uomini di tutto il mondo per la sua saggezza e la visione pacifista della società.
Lo Stato indiano però era caratterizzato da popolazioni con culture, religioni e lingue molto diverse tra loro: contemporaneamente all’indipendenza dell’India, una parte di essa si staccò dal resto del paese, diventando il Pakistan, una nazione a maggioranza islamica.
Una scissione che si consumò tra lotte, morti e feriti, malgrado Gandhi tentasse di pacificare tutte le parti.
Il suo orientamento pacifista era inviso ai più estremisti e fanatici :uno di loro lo uccise, infatti, il 30 gennaio del 1948.
Al suo funerale parteciparono più di due milioni di persone e il mondo si inchinò dinanzi alla grandezza di Gandhi, eternato nella Giornata Internazionale della non violenza.
Uomo di fine cultura, sublime pensatore e aforista, Gandhi ha lasciato all’umanità un immenso patrimonio di frasi, tra le quali occupano un posto di rilievo quelle dedicate al mondo animale.
Convinto anti – vivisezionista, sosteneva che il livello di civiltà di una nazione si misurasse dal modo in cui gli animali vengono trattati.