Gestione migranti, Lamorgese: «Il problema non è il numero degli sbarchi, ma il Covid-19»

«Più sbarchi dell’anno scorso, ma c’è la Tunisia in crisi. Lunedì sarò a Tunisi con Di Maio e i commissari europei»

I numeri relativi agli sbarchi dei migranti “non sono elevatissimi“, anche se sono “più alti dell’anno scorso“. Inizia così l’intervento del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, a Milano per il tradizionale appuntamento del Comitato per la sicurezza.

La mezza ammissione arrivata dal ministro, ossia che gli arrivi via mare sono aumentati, non basta per certificare una situazione più tesa del previsto. I numeri parlano chiaro. Sono 21.618 i migranti sbarcati (di cui 2.886 minori non accompagnati) tra il 1 agosto 2019 e il 31 luglio 2020. Pari al 148,7% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente quando ne erano arrivati 8.691. 

Cifre da cui si evince anche che a crescere è anche il numero degli scafisti arrestati che passano da 120 a 133. Del totale degli sbarcati 5.271 sono stati soccorsi in Area Sar, 4.066 soccorsi dalle ong e 16.347 sono sbarcati autonomamente. 

Secondo Lamorgese, questo aumento dovrebbe essere contestualizzato: “C’è una Tunisia in grave crisi, abbiamo visto famiglie intere partire per arrivare sul territorio italiano“. Non solo: gli arrivi “così numerosi sono stati causati da sbarchi autonomi“, cioè mediante “piccole imbarcazioni egommoni, fino a 22 in un giorno, difficilmente gestibili” e impossibili da fermare in mezzo al mare.

Ma ha aggiunto:Il problema maggiore della gestione dei migranti che arrivano sulle coste italiane non sono i numeri degli sbarchi, ma il Covid-19. L’emergenza coronavirus necessita di tutto un sistema di tutele sia per le popolazioni che accolgono i migranti sia per i migranti stessi. Chi arriva viene sottoposto a tampone, se emergono dei positivi c’è la difficoltà di organizzare l’accoglienza ela quarantena. Per cercare di gestire in maniera ordinata un afflusso disordinato – continua Lamorgese – dovuto anche alla quantità di sbarchi autonomi, abbiamo noleggiato due navi dove attualmente si trovano in quarantena i migranti. Un modo, ha detto il ministro, per non gravare sui territori e per far vivere in sicurezza migranti e cittadini. Stiamo anche cercando strutture, per esempio caserme, da poter utilizzare temporaneamente per la quarantena”.


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Lamorgese ha annunciato una visita in Tunisia, lunedì 16 agosto, dove si recherà insieme al ministro degli Esteri Luigi Di Maio e ai commissari europei Ylva Johansson (Affari interni) e Olivér Várhelyi (Vicinato e Allargamento). Tra Italia e Tunisia i rapporti sono ottimi. “Abbiamo fatto ricominciare i reimpatri di migranti al ritmo di 80 persone a settimana e loro operano per sgominare le bande criminali che organizzano i viaggi verso l’Italia. Hanno accolto le nostre richieste, sono ripartiti i voli con i ritmi precedenti e di questo siamo grati”.

Per quanto riguarda il nuovo decreto Immigrazione, destinato a modificare i precedenti provvedimenti firmati dall’ex titolare del Viminale Matteo Salvini, bisognerà aspettare settembre. “Il testo è stato chiuso con la maggioranza – ha spiegato il ministro – e verrà esaminato appena il presidente del Consiglio lo riterrà opportuno, dopo il periodo estivo”. E ai non pochi sindaci che si sono detti preoccupati per la futura organizzazione dell’accoglienza, il ministro fa sapere che “il vecchio sistema ‘Sprar’ (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr.), e che noi chiameremo ‘Sai’, prevederà che i Comuni se ne facciano carico ma tenendo in considerazione la disponibilità dei sindaci e soprattutto le risorse economiche a disposizione. Servono risorse ingenti, dunque sarà un sistema che entrerà a regime nel tempo. Il livello ottimale si raggiungerà gradualmente”.

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