Antonio De Marco, il ragazzo ventunenne autore dell’omicidio della coppia di fidanzati di Lecce, Daniele De Santis e Eleonora Manta, lo scorso 21 settembre ha raccontato ai magistrati di aver prima ucciso la ragazza e dopo il suo compagno, il quale aveva tentato la fuga.
«Il passamontagna mi è stato sfilato da Daniele il quale poi mi ha riconosciuto. Ho sentito gridare il mio nome, non lo pronunciavano mai. Indossavo dei guanti che poi si sono strappati perdendone forse uno solo o un frammento». Sono solo alcuni dei dettagli ammessi dal ragazzo nel corso dell’interrogatorio davanti al pubblico ministero.
«Mi sono disfatto dei vestiti gettandoli in un bidone del secco di un condominio poco distante dall’abitazione. La fodera – ha proseguito De Marco – faceva parte del coltello che ho comprato … Insieme ai vestiti c’erano le chiavi e il coltello acquistato in contanti. La candeggina l’ho acquistata presso un negozio, quella sera portavo al seguito anche uno zainetto di colore grigio con dentro la candeggina, delle fascette ed il coltello, nonché della soda. Ho scritto solo due giorni prima i biglietti».
Secondo il gip di Lecce Michele Toriello, De Marco avrebbe «scatenato la sua irrefrenabile violenza verso vittime occasionali individuate senza alcun effettivo collegamento ad un qualsiasi attrito insorto nel corso della loro breve convivenza».
Intanto nel corso della trasmissione «Quarto Grado» un coinquilino del killer dei due fidanzati ha raccontato il tipo di persona che era: «Antonio era un ragazzo timido, molto introverso. A suo dire, il problema dell’infermiere era il fatto che reprimesse la sua vera natura sessuale. Stava capendo che era gay secondo me» racconta il coinquilino. «Si riteneva uno sfigato ma non lo era» ha concluso.