L’omicidio di Ruxandra Vesco si tinge di giallo. “Non sono stato io a ucciderla, quando ho confessato ero sotto l’effetto della droga”. Avrebbe ritrattato tutto in appena 24 ore Damiano Torrente, il pescatore che ieri ha raccontato il suo avvicinamento a Dio, il pentimento e la sofferenza confermata anche dal prete che lo ha indotto a confessare, fa marcia indietro.
L’uomo, nella mattinata di ieri, si era dichiarato colpevole dell’assassinio della donna romena di 33 anni, i cui resti sono stati ritrovati in via Monte Ercta. Damiano ha detto di averla strangolata con una corda e di aver gettato il corpo avvolto in due sacchi da giardinaggio da monte Pellegrino. Vigili del fuoco e carabinieri dopo le indicazioni hanno trovato un teschio e ossa umane e brandelli di indumenti. Nella confessione al pm Damiano Torrente ha detto di aver conosciuto la donna nell’estate 2015 all’Addaura. Da lì ne è nata una relazione fatta di emarginazione, miseria e violenza: Ruxandra diviene l’amante di Torrente che poi la fa prostituire ed infine la uccide quando lei minaccia di denunciarlo.
A riferire il colpo di scena è l’avvocato Alessandro Musso che difende Torrente: “Ha raccontato anche che nel 2019 aveva già confessato una volta l’omicidio della donna e di tutti i suoi parenti alla Squadra Mobile ma la polizia fece indagini, non trovò il corpo della vittima dove indicato e trovò, invece, in vita i parenti che diceva di aver ucciso così la vicenda fu archiviata in fase di indagini preliminari”.
A questo punto bisognerà accertare se le ossa ritrovate nel sacco nero appartengano davvero a Ruxandra Vesco. Dunque sarà necessario attendete l’esito dell’autopsia. Al momento comunque il pescatore resta in stato di fermo.
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