A Caccamo devastata la panchina rossa, simbolo della lotta alla violenza contro le donne

Nel 2018 era stata collocata nella villa comunale dalla sezione cittadina della FIDAPA a conclusione di un percorso di sensibilizzazione sul femminicidio intrapreso insieme alle scuole. Indignazione sul web per il vile gesto

Un emblema di impegno civile utilizzato da molte pubbliche amministrazioni e associazioni per perpetuare la memoria delle donne vittime della violenza maschile: da qualche anno, la visione di una panchina rossa, sia nelle grandi città che nei piccoli Comuni, è sempre più frequente. 

Il messaggio è semplice ma molto forte e diretto: una donna uccisa da un uomo lascia un vuoto che non può essere nè colmato nè dimenticato e la panchina con il colore del sangue, indica un posto occupato da una madre, una sorella, un’amica, una parente e una lavoratrice che non c’è più. 

Anche Caccamo, incantevole borgo in provincia di Palermo, ha accolto con convinzione la presenza di una panchina rossa in uno dei luoghi tipici della socialità nei piccoli centri, la villa comunale

Nel 2018, era stata la sezione locale della FIDAPA a donarla alla comunità: non un gesto isolato, ma la tappa finale di un percorso di sensibilizzazione sul femminicidio intrapreso in sinergia con le istituzioni scolastiche. 

Un tema condiviso dall’amministrazione comunale e dalla FIDAPA, attraverso l’organizzazione di eventi e momenti di riflessione sul fenomeno che in Italia registra numeri sempre più allarmanti (nel 2019, 103 sono state le donne uccise). 

Evidentemente, qualcuno non ha gradito la tensione civile racchiusa nel simbolo della panchina, attraversata dalla scritta “D’amore non si muore” , e l’ha devastata, generando sdegno e sconforto. 

“Non cambierà mai nulla – si legge in un post pubblicato su facebook dall’avvocato Rosa Maria Di Cola, presidente del Consiglio comunale- non esiste alcun rispetto neppure per i simboli e per ciò che è di tutti, non abbiamo speranze”. 

Difficile stabilire se si tratti di un semplice gesto vandalico, seppure gravissimo e da condannare senza mezze misure, o se l’incivile atto possa rappresentare un barbaro dissenso rispetto ai valori racchiusi nella panchina stessa.