Salvo Altadonna : PD Palermo, periferie e recovery fund. Verso il 2022 e oltre
Il consigliere della V Circoscrizione riflette sugli scenari, già in fase di apertura, del dopo Leoluca Orlando, provando a delineare il ruolo del Partito Democratico nella delicata fase politica che condurrà all’elezione del nuovo primo cittadino
Il PD palermitano ha riconfermato la fiducia al sindaco.
Adesso però tanti, tra gli iscritti, i simpatizzanti e gli eletti del partito in città si chiedono : “Cosa succede adesso?” perché non riescono a vedere il percorso tracciato fino al 2022 ed ancora più oscura sembra la prospettiva per il dopo Leoluca Orlando.
Tra coloro che attendono di conoscere in che modo il partito nel capoluogo siciliano deciderà di muoversi c’è Salvo Altadonna, consigliere della V Circoscrizione tra i più attivi e presenti sul territorio che rappresenta la componente del PD più vicina alla gente, quella che prova giornalmente ad ascoltare il tessuto sociale, intercettandone gli umori e le speranze.
Formulando una riflessione sul futuro della città, Altadonna sottolinea come ” il Partito Democratico debba assolvere a due compiti ben precisi al momento”.
Si tratta, nello specifico, della riorganizzazione interna all’insegna del coinvolgimento di tutte le anime del partito e dell’opportunità di di tracciare un solco chiaro e credibile che segni il percorso che accompagnerà l’ attuale amministrazione al termine di mandato con un’idea chiara della Palermo 2022/2027.
Secondo Altadonna, esiste un sentimento diffuso che vuole Orlando stanco ed una macchina amministrativa lenta e male organizzata nel dare risposte alla cittadinanza : colpa del Covid 19?
“Il Covid 19 è una contingenza che non può diventare un alibi – afferma – ed è sotto gli occhi di tutti il fatto che da almeno due anni la macchina comunale stenta a garantire l’ordinaria amministrazione, motivo per il quale l’incombenza dell’emergenza sanitaria non ha fatto altro che aggravare la situazione di molti settori già in crisi”.
“Dalle potature, operate in buona parte della città con cicli non inferiori ai cinque anni – prosegue – alla manutenzione dei marciapiedi ormai devastati in buona parte della nostra città, dal fenomeno dell’abbandono degli ingombranti, alla dilagante povertà educativa: questo è lo scenario”.
“Orlando – sottolinea – ha dei grandi meriti per il profilo culturale chiaro che ha dato alla città, aspetto però non sempre percepito nelle periferie che vedono nel loro orizzonte ben altri problemi: le cause sono tante e complesse, alcune riguardano l’amministrazione comunale, ad esempio la riorganizzazione delle aziende, altre riguardano scelte compiute dal governo nazionale quali quota 100 che ha svuotato la pianta organica del Comune e di molte aziende partecipate; a questo si aggiunge l’ impossibilità di bandire nuovi concorsi”.
“Credo sia impossibile rimettere tutti pezzi al proprio posto in così poco tempo, – commenta Altadonna riferendosi al periodo che separa dalle elezioni – ma ciò che è realistico, invece, è l’opportunità ed in questo il PD gioca un ruolo importante, di incidere tempestivamente sui grandi vantaggi che offre il recovery fund”.
“Il sindaco Orlando – prosegue – ha già presentato 64 progetti per 4,6 miliardi di euro ma ancora sono disponibili tante risorse: grazie a questo fondo possiamo costruire una visione futura di Palermo ed avere l’opportunità di presentarci agli elettori nel 2022 con un’idea chiara di cosa concretamente si vuol fare”.
Non mancano le critiche al primo cittadino.
“Orlando ha giocato un po’ da padrone anche nel PD – dichiara il consigliere – ma adesso deve, anche in virtù della rinnovata fiducia, darci l’opportunità di avere un peso specifico sulle scelte che riguardano i prossimi venti anni di vita della nostra città”.
Tra questi 64 progetti nessuno è frutto di scelte condivise con il PD, allora? Lecito porre la domanda.
“Mi rattrista dirlo ma non lo so – risponde – se il Partito Democratico ha contribuito alle scelte relative ai progetti o ero distratto o come molti altri non sono stato consultato: poco importa visto che come dicevo ancora ci sono risorse, pertanto faccio appello al segretario regionaleAnthony Barbagallo e a quello provinciale Rosario Filoramo affinché si possa, partendo dai circoli e dai simpatizzanti del partito, tornare ad ascoltare i territori rendendoli partecipi dal basso di scelte progettuali a medio lungo termine che possano cambiare il volto di Palermo”.
“Per quanto mi riguarda – aggiunge – il primo progetto che mi viene in mente e che insieme al presidente della V Circoscrizione Fabio Teresi abbiamo presentato ai cittadini come obiettivo per questa consiliatura, è la semipedonalizzaizone di Corso Finocchiaro April; nella nostra visione l’opera creerebbe le condizioni per alleggerire la viabilità automobilistica, favorendo quella pedonale e quella dolce, valorizzare le attività commerciali con maggiori spazi di suolo pubblico disponibili e creare in modo compensativo parcheggi sotterranei per i residenti della zona; ciò favorirebbe un progressivo allargamento del centro storico quale luogo di interesse turistico, commerciale e sociale”.
E per le periferie di Borgo Nuovo,Uditore o Noce/Zisa?
“Far diventare attrattive le periferie è solo una questione di volontà e di investimenti – afferma – e noi abbiamo pensato che il tram, ad esempio, dovesse servire per portare i cittadini da Borgo Nuovo alla stazione Notarbartolo, come se fin ora non lo avessero fatto: l’idea è esattamente quella contraria, o riusciamo a portare la gente dal centro alla periferia o non abbiamo una visione policentrica di Palermo e per farlo dobbiamo creare infrastrutture che portino un indotto economico compatibile con le diverse vocazione dei quartieri”.
“Borgo Nuovo è pieno di aree verdi ed è su quello che va posta l’attenzione con la creazione ad esempio di verde attrezzato per la preparazione atletica di società sportive professioniste e semiprofessioniste o con la creazione di un parco avventura moderno ed attrattivo – suggerisce – mentre alla Noce ci sono diversi spazi che riqualificati diverrebbero teatri di quartiere o attrattività storico culturali, penso al Baglio Crociferi, o luoghi di un’interculturalità compiuta che può divenire esempio per l’intera città”.
“Alla Zisa – prosegue – abbiamo il riconoscimento dell’UNESCO ma non quello dei cittadini o dei turisti per come meriteremmo, va potenziato ed esempio il rapporto tra i Cantieri Culturali alla Zisa ed il territorio, mentre il quartiere Uditore potrebbe divenire polo d’eccellenza, vista la presenza di molti beni confiscati, di quella sanità territoriale ormai in via di estinzione facendo asse con Passo di Rigano in una visione di rigenerazione della struttura della Casa del Sole:
faccio l’insegnante in questi quartieri da molto prima di esserne rappresentante istituzionale e sono orgoglioso di poter affermare che molte di queste idee sono frutto di ore, mesi ed anni di ascolto partecipato con i cittadini, i commercianti e gli operatori locali”.
“I partiti – suggerisce Altadonna – dovrebbero trovare un terreno comune su due aspetti: il primo è il decentramento amministrativo , anche per ciò che viene fuori anche dall’analisi del voto referendario e di quello regionale che ci consegnano un dato chiaro: i cittadini condannano una politica che vedono distante arrivando a chiederne il taglio ma premiano gli amministratori locali capaci di ascoltare e risolvere i problemi: da qui, l’idea di decentrare le responsabilità amministrative partendo proprio dalle Circoscrizioni composte da rappresentanti eletti con le preferenze e quindi consapevolmente scelti dai cittadini”.
“Concedere le necessarie deleghe alle Circoscrizioni – aggiunge – significherebbe permettere ai cittadini di valutare l’operato sulle base delle scelte operate in riferimento a questioni di immediata corrispondenza con la vita dei quartieri”.
“Il secondo aspetto – precisa – è legato ad un tema per il quale bisogna seriamente e velocemente mettersi a lavorare, ovvero la povertà educativa, fenomeno trasversale ai ceti sociali e vero cancro del nostro tempo: occuparsi in modo compiuto del suo contrasto vuol dire occuparsi in modo integrale della persona e della sua forma e sostanza nella società”.
“Al momento la lotta alla povertà educativa – conclude – è affidata a diversi enti del terzo settore che, soprattutto con fondi privati, svolgono un’azione forte sui territori: occorre che l’amministrazione comunale gestisca una cabina di regia che garantisca agli operatori del settore quella continuità che in atto ha soltanto la scuola ma che, da sola, non può incidere su un cambiamento radicale e duraturo”.