Elezioni regionali, la condanna di Pogliese rimescola le carte nel centrodestra
Il sindaco di Catania costretto dalla sentenza del Tribunale di Palermo a rinunciare alla corsa per la guida della Regione Siciliana: la sua candidatura era fortemente voluta da Fratelli d’Italia. Cambiano gli scenari, a due anni dal voto
L’ IMPATTO DELLA CONDANNA DI POGLIESE SULLA POLITICA SICILIANA
In bilico non c’è soltanto il futuro amministrativo ed economico della seconda città siciliana ma, più in generale, l’assetto complessivo di tutta la politica regionale.
Sì, perchè la condanna – non ancora defintiiva – dell’ex parlamentare e sindaco di Catania Salvo Pogliese non fa tremare soltanto Palazzo degli Elefanti, ma l’intero centrodestra : il timore, neppure troppo nascosto, è che la compattezza della coalizione possa essere messa in discussione da una vicenda che, di fatto, cambia gli scenari che afferiscono alla corsa per le prossime elezioni regionali.
Un traguardo neppure troppo lontano – mancano due anni – iniziato con il tradizionale toto – nomi : uno, era proprio quello di Pogliese, sul quale Fratelli d’Italia aveva iniziato a lavorare con l’obiettivo di trovare una sintesi tra le varie anime del centrodestra.
Ora, con la sentenza emessa dal Collegio della Terza Sezione del Tribunale di Palermo presieduto da Fabrizio La Cascia, che condanna l’esponente politico a quattro anni e tre mesi con l’accusa di peculato continuato, di fatto, si riaprono i giochi per la guida della Regione, con Forza Italia che, attraverso il presidente dell’ARS Gianfranco Miccichè, promette lealtà e sostegno a Nello Musumeci, la cui ricandidatura appare però tutt’altro che scontata.
Il governatore, eletto nel novembre del 2017, ha più volte manifestato la propria indisponibilità a ricandidarsi.
Più recentemente, le sue parole hanno svelato una certa flessibilità rispetto all’ipotesi di un secondo mandato: nel febbraio scorso, nel corso di un’intervista rilasciata a Maria Latella su SKY TG 24, Musumeci si era dichiarato possibilista, a patto di riuscire a realizzare almeno il sessanta per cento dei progetti per i quali i siciliani lo hanno votato.
LE REAZIONI DELLA POLITICA DOPO LA SENTENZA
Intanto, le opposizioni chiedono a viva voce le dimissioni di Pogliese, a partire dal Partito Democratico che, attraverso il segretario regionale Anthony Barbagallo, auspica “un atto di amore e riconoscenza verso Catania che non può restare acefala e ostaggio delle sue vicissitudini personali”.
Di “atto di responsabilità” nei confronti della città parla Angelo Villari, segretario provinciale dello stesso partito, per il quale “la sentenza di condanna non consente tentennamenti”.
“Chiamiamo a raccolta- si legge in una nota dell’esponente del PD – le migliori forze politiche e sociali cittadine per lanciare da subito una proposta di reale riscatto di questa città, che ha il diritto di scegliere la propria guida attraverso le elezioni”.
Anche il Movimento Cinque Stelle interviene sulla vicenda, chiedendo le dimissioni di Pogliese prima dell’applicazione della Legge Severino, che impone la sospensione.
In particolare, la parlamentare nazionale catanese Maria Laura Paxia, chiede a Pogliese “una presa di coscienza” , sottolineando l’estrema criticità della fase che la città si appresta ad affrontare.
Da parte del centrodestra, invece, sembra prevalere la linea garantista.
Lo stesso Nello Musumeci (nella foto con Salvo Pogliese) esprime solidarietà all’ex collega di partito – entrambi provengono da Alleanza nazionale – e, seppure “nel rispetto della sentenza”, auspica il chiarimento della vicenda nel più breve tempo possibile, riconoscendo al sindaco di essersi speso senza riserve per la città “per la quale non ha esitato un solo istante a lasciare il Parlamento europeo”.