Carlo Alberto Dalla Chiesa è uno dei simboli della lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Il generale dell’Arma dei Carabinieri, ucciso dalla mafia nel tragico attentato di Via Carini, a Palermo, avrebbe compiuto ieri, 27 settembre 2020, cent’anni. A Non è l’Arena, il programma di La7 condotto da Massimo Giletti, il ricordo della figlia Rita.
“Mio padre mi aveva detto la prima corona che arriva al mio funerale è del mandante, la corona che arrivò era della Regione Sicilia“, esordisce la figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso nel 1982 dalla mafia assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro. “La prima cosa che feci – a quel punto – fu quella di prendere la corona sulla tomba e buttarla fuori”.
Poi la Dalla Chiesa ricorda di aver chiesto a un ufficiale dei carabinieri di prendere il tricolore, la sciabola e la sciarpa e soprattutto il suo berretto di generale, perché – conclude la Dalla Chiesa – “è così che voglio venga sepolto“.
OMICIDIO DEL GENERALE DALLA CHIESA: VITTIMA DI UN ACCORDO STATO-MAFIA
Era il 3 settembre 1982 quando, poco dopo le 21 in via Isidoro Carini a Palermo, una Bmw affiancava e faceva fuoco su una Autobianchi A112. I passeggeri di quell’auto, rimasti uccisi dall’attentato erano il Generale Dalla Chiesa e la moglie, diretti ad una cena in un ristorante a Mondello.
Nello stesso momento l’auto con a bordo l’autista e agente di scorta, Domenico Russo, che seguiva la vettura del Prefetto, veniva affiancata da una motocicletta, dalla quale partì un’altra micidiale raffica, che ferì gravemente Russo, il quale morì dopo 12 giorni all’ospedale di Palermo.
Carlo Alberto dalla Chiesa era diventato, dunque, un personaggio scomodo non solo per la mafia, ma anche per una parte della politica.