Le Sardine donano oltre cento volumi all’Istituto Sperone Pertini

L’iniziativa si è concretizzata anche grazie alla collaborazione con le librerie Modusvivendi e Dudi

Un dono dalla grande valenza simbolica, per manifestare attenzione e vicinanza ad una scuola che sorge in un quartiere problematico ma dove l’impegno dei cittadini, la speranza di riscatto e la voglia di legalità non si arrestano neppure di fronte a episodi di violenza e vandalismo. 

Questo il senso di un regalo speciale, oltre cento volumi consegnati dal movimento delle Sardine all’Istituto “Sperone- Pertini”, nel quartiere Brancaccio, oggetto di tre raid vandalici nell’ultimo mese

Le Sardine hanno effettuato la donazione in occasione dello svolgimento dei lavori del Consiglio dell’Istituto: i volumi erano stati precedentemente raccolti attraverso l’iniziativa “Un libro per la scuola Pertini” che ha coinvolto le librerie Dudi e Modusvivendi. 

Grazie alla loro collaborazione, sono stati acquistati i testi da destinare agli allievi: l’obiettivo è creare una nuova libreria scolastica presso la sede dell’ istituto, in via Nicolò Giannotta 4. 

“Non si tratta soltanto di una semplice forma di vicinanza e solidarietà nei confronti di bambini, docenti e istituzioni irragionevolmente colpiti da una miope violenza in un quartiere troppo spesso abbandonato dallo Stato – affermano le Sardine – ma di un gesto attraverso il quale vogliamo ribadire l’assoluta e ormai improcrastinabile necessità di investire nelle scuole, baluardi di legalità e strumenti essenziali per la formazione dei cittadini di domani”. 

Un’attenzione, quella verso la scuola, che non può prescindere dalla ristrutturazione degli edifici, dalla fornitura di materiale didattico e dalle assunzioni più semplici e celeri di personale, come sottolinea il movimento. 

L’iniziativa, però, non è stata finalizzata soltanto a esprimere sentimenti di solidarietà ai docenti e agli alunni, ma anche a supportare le piccole librerie, tra le attività imprenditoriali e commerciali maggiormente vulnerabili a seguito dell’epidemia, che ha costretto molte di esse alla chiusura definitiva