Ha percorso 109 chilometri con la sua auto, avrebbe dovuto farne solo 17. Viviana Parisi, il giorno in cui è uscita da casa sua a Venetico, in provincia di Messina, col figlio Gioele, aveva detto al marito che avrebbe fatto compere a Milazzo, che dal suo paese dista solo 15 minuti in auto.
Ma la donna ha proseguito sulla A20 in direzione Palermo. Arrivata al bivio di Sant’Agata Militello è uscita dall’autostrada per poi tornarci dopo circa 20 minuti. Un’altra ventina di chilometri, poi l’urto contro un camion che stazionava per lavori autostradali nei pressi della galleria Turdo, in località Caronia. Un incidente banale, ma forse Viviana era già in preda al panico, prima ancora dello scontro.
Finisce qui il percorso anomalo della dj con la sua Opel Corsa. Da quel momento in poi Viviana proseguirà a piedi, stordita, confusa, forse colpita da una forte crisi d’ansia che l’ha portata a scavalcare il guardrail e a spingersi in piena campagna, in direzione della statale. Nessuno sa se con lei ci fosse o no Gioele. Dove si è interrotta la strada del povero bimbo? Ha percorso con la sua mamma quel sentiero che l’ha portata alla morte o è sceso prima? Magari proprio a Sant’Agata, durante quei 20 minuti di vuoto?
OMICIDIO O SUICIDIO?
L’autopsia eseguita dalla dottoressa Elena Ventura Spagnolo, perito della procura di Patti, durata quasi tre ore, non ha ancora dato i risultati sperati: «Non possiamo escludere nulla – ha detto il medico – Abbiamo dei dati emersi dall’autopsia che vanno studiati, che vanno attenzionati nell’insieme. Abbiamo trovato una lesività ha continuato – che può essere compatibile con una serie di aspetti, lo studio che faremo ci consentirà di sapere di più. In 90 giorni approfondiremo tutto, potremo escludere una condizione o un’altra».
A chiarire ancora meglio ció che è venuto fuori dall’autopsia è il legale di Daniele Mondello, marito di Viviana Parisi: «Sono emerse delle fratture su più parti del corpo — ha detto l’avvocato Pietro Venuti —. Il corpo era in avanzato stato di decomposizione, serviranno altri esami per capire cosa sia successo».
IL TRALICCIO
Potrebbe dunque essere successo di tutto. L’ipotesi più avvalorata è quella del suicidio. Dove è stata trovata la donna c’è un traliccio di media-alta tensione. Viviana potrebbe essersi arrampicata su esso per poi gettarsi di sotto. Versione avvalorata dal periodo non buono che stava attraversando la dj che aveva sofferto troppo il periodo del lockdown, assumendo anche farmaci antidepressivi. Ma non è l’unica ipotesi. Le numerose fratture e le ferite riportate, potrebbero essere frutto di un’aggressione, animale o umana.
E SE FOSSE STATA PORTATA LÌ GIÀ MORTA?
Gli inquirenti stanno vagliando tutte le ipotesi, anche le più fantasiose. Non a caso è stato incaricato dell’analisi autoptica anche Stefano Vanin, un docente di Zoologia dell’Università di Genova, che ha collaborato anche ai casi di Yara Gambirasio, Marina Rea, Lucia Manca ed Elisa Claps. Si tratta di uno stimato entomologo. Tramite lo studio degli insetti presenti sul corpo in decomposizione di Viviana Parisi, il docente sarà in grado di stabilire quando è morta la donna e, verosimilmente, se il luogo in cui è stata trovata è anche il luogo del decesso.
GIOELE NON SI TROVA
Il padre Daniele Mondello, i nonni e gli altri familiari nutrono ancora la speranza di trovare Gioele vivo. Ma più tempo passa, già 8 giorni, e meno possibilità ci sono. La domanda principale a cui nessuno, nemmeno gli operai che hanno visto Viviana perdersi nelle campagne di Caronia, sa dare risposta è sempre la stessa: Gioele era con la mamma al momento dell’incidente o no? Perché se Viviana lo avesse lasciato da qualche parte, magari proprio a Sant’Agata di Militello, le speranze di trovarlo ancora vivo sarebbero maggiori. Ma se così non fosse Gioele avrebbe pochissime speranze di tornare vivo dal suo papà.
Una delle ipotesi più macabre, ma forse la più logica, è che Viviana lo abbia ucciso per poi suicidarsi. Ma la donna potrebbe anche averlo consegnato a qualcuno o addirittura averlo perso e poi essere entrata in uno stato di panico. Qualche malintenzionato potrebbe averglielo rubato. Ipotesi infinite che non portano, purtroppo, a nulla di buono. Perché se Gioele fosse in mani sicure, di certo quelle stesse mani lo avrebbero portato dai carabinieri. E invece del piccolo, di soli 4 anni, non sa niente nessuno.