A Kiev voglia di normalità, riaprono i teatri. A Mariupol c’è un inferno
Alcuni teatri di Kiev riaprono, i bar sono tornano a offrire caffè e persino alcolici, e dalla settimana prossima è in cartellone in 33 sale il film “Rhino”, Per il pop martedì c’è Yolka, una star sia a Kiev che a Mosca
Le truppe russe si ritirano da Kiev, e la capitale cerca faticosamente di tornare ad una parvenza di normalità. Alcuni teatri hanno riaperto, i bar tornano a offrire caffè e persino alcolici, di cui è stata parzialmente di nuovo autorizzata la vendita. Dalla settimana prossima è in cartellone in 33 sale “Rhino”, il film di Oleg Sentsov. Allo Zhovten c’è la prima di Madri parallele, di Almodóvar. Al museo Shevchenko ecco il naïf di Maria Prymachenko, i buoi e i girasoli della sua Bolotnya. E stasera appuntamento al Palazzo d’Ottobre con le melodie di Luigi Einaudi suonate dalla Kyiv Virtuosi, l’orchestra indipendente ucraina. Per il pop martedì c’è Yolka, una star sia a Kiev che a Mosca. Certo, si sentono ancora le cannonate della guerra, ma ora sono più rade e più lontane.
C’È GENTE CHE GIÀ TORNA A KIEV
E, soprattutto, la gente che se n’era andata comincia a ritornare. Dai treni in arrivo dalla Polonia scendono donne e bambini che vogliono rientrare per vedere se le loro case ci sono ancora, e per avere notizie degli uomini che sono rimasti a combattere. Vlodymyr Kvurt, responsabile per i rifugiati della regione di Lviv ha confermato: «C’è un fenomeno di ritorno dei profughi in Ucraina che coinvolge migliaia di persone. Riguarda anche l’Italia, dove molte madri hanno deciso di tornare a casa, quando è possibile, per essere vicine ai propri figli in guerra». Il sindaco di Kiev, Vitaliy Klitschko, non crede però che sia una buona idea. Ha detto al “Guardian” che si stanno ancora combattendo «importanti» battaglie a nord e a est della città. «Il rischio di morire è abbastanza elevato, per questo il mio consiglio a chi vuole tornare è di aspettare ancora un po’».
L’INFERNO DI MARIUPOL
A Mariupol, invece, c’è ancora l’inferno. Ieri il Comitato internazionale della Croce rossa aveva organizzato una cinquantina di pullman che dovevano evacuare una parte della popolazione. Una speranza per una parte della decine di migliaia vivono nei bunker, che si è spenta però al tramonto. Quando è stato diffuso un comunicato, che ha spiegato: «Il nostro team era lungo la strada verso Mariupol, ma è stato costretto a tornare indietro, a Zaporizhzhia, perché le condizioni offerte hanno reso impossibile procedere». La Croce rossa farà un nuovo tentativo oggi, ma ha precisato che sarà necessario da entrambe le parti in causa il «rispetto delle accordi». Inoltre l’obbiettivo della missione era anche quello di portare dei rifornimenti nella città sotto assedio. Dove la gente non ha da mangiare e da bere, dove non c’è corrente e gas. L’esercito russo ha però impedito di consegnare medicinali e cibo. Non c’è il “cessate il fuoco”, impossibile evacuare e rifornire Mariupol, che resta un inferno.