Sport e disabilità, un connubio che può dar vita a risultati straordinari se di mezzo c’è la passione e tanto impegno. Proprio queste sono le doti che certamente non sono mancate a Stefano Porcu, direttore tecnico del settore paralimpico della Federazione Italiana Canoa Kayak, che oggi è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana “per il costante impegno nella sensibilizzazione sul tema dell’abbattimento delle barriere architettoniche e sociali applicato al mondo dello sport”.
La cerimonia si è svolta stamani nell’ambito dell’evento “Sport come inclusione”, organizzato dalla Prefettura di Cagliari e ospitato, su proposta del ministro Alessandra Locatelli, nella Sala polifunzionale del ministero della Disabilità, a Roma. Presenti il Prefetto di Cagliari Giuseppe De Matteis, il sindaco Massimo Zedda, il presidente della Fick Stefano Buonfiglio, il capo di gabinetto del ministro per le Disabilità Maurizio Borgo, e il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi.
Diplomato in massofisioterapia, Porcu ha iniziato nel 1989 il percorso che lo ha portato oggi a essere un pioniere nel campo della riabilitazione sportiva. Risale a quell’anno, infatti, l’incidente che ha coinvolto una compagna di squadra, divenuta paraplegica. Nel 2002 fonda il club canoistico “Cks Le Saline”, dove atleti disabili e normodotati si allenano insieme. Nel 2005 inizia invece l’esperienza di fisioterapista presso la squadra nazionale di canoa, seguita dal 2009 anche nelle vesti di tecnico. Sotto la guida di Porcu, gli atleti sardi con disabilità hanno conquistato diversi podi ai Campionati del mondo. Ma non è tutto: il cagliaritano ha costruito da zero una squadra per le Paralimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016 e di recente ha qualificato otto barche per le Paralimpiadi di Parigi 2024.
“La disabilità è una diversa abilità, non una forma di esclusione”, ha dichiarato oggi Porcu nel suo intervento, sottolineando l’importanza di comunicare una lettura differente della disabilità. “È semplicemente un’altra opportunità che la vita ti dà di svolgere diversamente quelle cose che il mondo impone come un strada certa. Il nostro mondo non è fatto per le persone che hanno una disabilità”, ha sottolineato il tecnico riferendosi anche ai piccoli gesti, alla portata di tutti, che possono però fare una grande differenza. “Il nostro compito penso sia quello di rendere il mondo a livello per tutti quanti, sportivamente, socialmente e umanamente – ha concluso -. Del resto, se non lavoriamo per l’umanità, per chi dobbiamo lavorare?”.