Accoltellato da un 11enne a Palermo, la madre della vittima: “Ecco tutta la verità”
Una vicenda che avrebbe potuto avere un esito tragico ma che ha comunque lasciato degli strascichi nelle vite dei due giovani protagonisti e delle loro famiglie. Qualche giorno fa un 11enne palermitano ha accoltellato un compagno di scuola di poco più grande praticamente sotto casa: i due uscivano dalla scuola Silvio Boccone, in via Guastella, quando la rivalità è sfociata nel sangue. Fortunatamente il giovane ferito, che ha solo 14 anni, non è in pericolo di vita: ha riportato una piccola perforazione del polmone, ora in via di guarigione, e ha subito un intervento ai tendini per via delle ferite riportate ad una mano nel tentativo di difendersi.
Sulle cause del brutto episodio indagano attualmente i carabinieri. L’ipotesi che da subito ha preso a circolare fa riferimento a un contesto di bullismo e degrado, con l’11enne vittima di soprusi che avrebbe così voluto “vendicare”. Una versione alla quale si contrappone ora Marisa Gallo, madre del 14enne ferito.
“Mio figlio non è un bullo”
“Non è assolutamente vero che mio figlio bullizzava questo ragazzo – dichiara la donna a Palermo Live -. Ci sono dei messaggi, che ho letto anch’io, nei quali questo ragazzino scriveva a mio figlio perché la sua ragazzina era in classe con lui. C’era una sorta di gelosia e questo ragazzino lo disturbava. ‘Cosa devo fare? Ha 11 anni’, mi diceva mio figlio. La mattina dell’aggressione gli aveva scritto anche su Instagram perché mio figlio lo aveva bloccato su WhatsApp per non essere più disturbato. Il giorno prima invece lo aveva cercato in classe perché mio figlio, come se avesse avuto un sentore, non voleva andare a scuola. Il giorno dell’aggressione non era andato in gita e aveva incontrato mio figlio insieme a un altro compagno. Poi ha aspettato l’uscita e ha fatto quello che ha fatto”.
La donna sostiene quindi che il figlio non avrebbe messo in atto alcun atteggiamento da bullo nei confronti dell’11enne. Nonostante la rivalità tra i due, “non gli ha mai torto un capello e non lo ha mai minacciato né verbalmente né col telefono”.
I cellulari sono ora al vaglio degli inquirenti, così come le immagini delle telecamere che hanno ripreso il momento dell’aggressione, avvenuta all’uscita da scuola quando il 14enne, che abita vicino all’istituto, era già arrivato a casa.
Conseguenze non solo fisiche
“Si è parlato anche di famiglie degradate ma non è così – sottolinea ancora la donna -. Non è vero che il padre di mio figlio è un ex rapinatore. Siamo separati da tanti anni ma mio figlio vive in una situazione serena”. “I compagni hanno fatto un cartellone per lui, sono venuti a trovarlo a casa. Mio figlio è voluto bene da tutti”, aggiunge.
Intanto, il 14enne è stato dimesso dall’ospedale con una prognosi di venti giorni di riposo. “Se quella mattina non avesse indossato quella giacchetta, di tessuto più spesso, oggi forse non sarebbe qui con noi”, ragiona la madre sottolineando anche le ricadute psicologiche dell’episodio. Il figlio non vorrebbe infatti più rientrare a scuola, nemmeno per fare gli esami di terza media. “Sono danni irrecuperabili – conclude – oltre al fattore clinico, c’è infatti anche quello psicologico”.