Erano stati arrestati il 27 giugno 2023 con l’accusa di far parte della famiglia mafiosa del Villaggio Santa Rosalia, ma la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, con rinvio ad altra sezione del Tribunale del Riesame di Palermo. Pietro Maggio, 63 anni titolare di un impresa di onoranze funebri sarebbe stato organicamente inserito mentre Morris Morgan Cardinale,41 anni, ristorante sarebbe stato un concorrente esterno.
La Corte di Cassazione ha accolto i ricorsi proposti dagli avvocati Debora Speciale e Giovanni Rizzuti(difensore di Pietro Maggio),e dall’avvocato Giovanni Castronovo (difensore di Morris Morgan Cardinale), per carenza della ritenuta gravità indiziaria. E così i giudici palermitani dovranno riesaminare la vicenda alla luce del dictum della Suprema Corte.
A giugno un’operazione della Guardia di Finanza aveva portato all’arresto di 33 persone di cui 25 sottoposti alla custodia in carcere, 1 destinatario degli arresti domiciliari e 7 della misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, dei reati di partecipazione e concorso esterno in associazione mafiosa, con l’aggravante dell’associazione armata, trasferimento fraudolento di valori al fine di agevolare Cosa Nostra, e traffico di stupefacenti con l’utilizzo del metodo mafioso. Venticinque indagati sono stati sottoposti a custodia cautelare in carcere, uno agli arresti domiciliari e per sette è scattata la misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali.
Nel corso dell’operazione era stato disposto anche il sequestro di 6 attività commerciali nel settore della ristorazione, del commercio al dettaglio di generi alimentari, del trasporto merci su strada e del movimento terra, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. Tra i principali arrestati Salvatore Sorrentino che dal carcere avrebbe investito il figlio Vincenzo a capo della famiglia per prendere le decisioni strategiche necessarie alla prosecuzione delle attività associative. La famiglia mafiosa del Villaggio Santa Rosalia avrebbe controllato e condizionato il tessuto economico del territorio.
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