Addio al reddito, ma cambierà qualcosa sullo sfruttamento e le paghe da fame dei lavoratori?

Il reddito di cittadinanza va verso i titoli di coda. Un film partito già sbagliato dall’inizio con la sua catalogazione, come se si scambiasse un thriller per una commedia romantica. Infatti quella che è stata presentata come la formula magica che avrebbe finalmente sconfitto il precariato che imperversa da decenni in Italia, soprattutto al Sud, si è rilevata inefficace.

Se fosse stata presentata dall’allora governo Conte come una semplice forma di sostegno, forse non ci sarebbero state tutte queste polemiche attorno al reddito. Si è trattato di un banale innalzamento dell’asticella delle aspettative. La situazione lavorativa italiana, con gli strumenti di base, partiva già catastrofica dall’inizio: centri dell’impiego totalmente inutili, contratti part-time che in realtà sono full-time o addirittura lavori totalmente in nero. Per poi andarsi ad aggiungere, con l’innesto del reddito, i concorsi sui navigator e le migliaia di segnalazioni di persone che erano riuscite ad acquisire il beneficio senza averne pieni diritti.

Addio al reddito di cittadinanza nel 2024

Il reddito è stato il mezzo con cui il Movimento 5 Stelle ha ottenuto consensi in tutto il Paese, con la città di Palermo all’apice. Ma poi quello strumento è diventato l’arma con cui nemici politici hanno fatto cadere il primato dei consensi, vedasi alla voce Fratelli d’Italia. Come promesso in campagna elettorale dalla nuova premier Giorgia Meloni il reddito sarà abolito, nel 2024. I soldi investiti sulla forma di sostentamento saranno investiti e spalmati su altro, come è possibile vedere nella nuova legge di Bilancio presentata.

A questo punto con il suo tramonto certo sorge un quesito: la fine del reddito di cittadinanza cambierà qualcosa a quelli che arrivano a fine mese per il rotto della cuffia? Una domanda a cui non si può rispondere facilmente, nemmeno con una sfera di cristallo in mano. Tutto dipenderà dalle scelte della maggioranza che amministrerà l’Italia in questo quinquennio.

Un aspetto però è certo in base all’universo lavorativo (in primis quello palermitano): alla fascia medio-bassa della popolazione non gioverà l’abolizione del reddito sulla fascia considerata bassa (sempre in base a ciò che si dichiara allo Stato), tranne se non si cambieranno realmente le politiche sul lavoro. Perché rispondere alla domanda “Come migliorare il lavoro in Italia? Abolendo il reddito di cittadinanza”, è come rispondere “Quanti centimetri è larga la Ferrari di Marco? Rossa”.