È morta, all’età di 71 anni, Maria Rosa Pilliu, in seguito a un arresto cardiaco, a Riace, dove si era recata per qualche giorno di vacanza insieme ad amici e naturalmente all’inseparabile compagna di battaglie, la sorella. “Ci ha lasciato Maria Rosa Pilliu, animo nobile e battagliero”. Così annuncia la casa editrice Feltrinelli per rendere omaggio alla donna coraggiosa che con la sorella Savina “ha guardato in faccia la mafia e ha risposto di no”.
Due sorelle perseguitate dalla mafia e tradite dallo Stato, che non le ha riconosciute come vittime di mafia. Savina Pilliu e Maria Rosa nascono a Palermo e crescono con la madre. Hanno una vita tranquilla e mandano avanti un piccolo negozio di alimentari. Un giorno, agli inizi anni ’80, il terreno dove sorge la loro casa attira l’interesse di un imprenditore che le vorrebbe abbattere per costruire un palazzone di nove piani. Si tratta di uno dei più importanti costruttori di Palermo ed esponente di spicco di una delle più potenti cosche mafiose palermitane. (Rosario Spatola).
Tutti gli altri residenti cominciano a vendere e far abbattere le loro case per lasciare spazio a Spatola. Ma le due sorelle non cedono. Così arrivano le prime minacce.
La Corte d’Appello poi decise di mettere la parola ‘fine’ su questo “monumento alla prepotenza composto di tre scale e nove piani che profuma di mafia dalle fondamenta al tetto. In ossequio alle nuove norme e a una diversa interpretazione – la parte illegale da abbattere si riduce in Appello da 8 metri a 2,25 metri”. Con un aggravante: le case distrutte devono essere ricostruite. Negli 11 anni successivi però, la situazione precipita. Non solo lo Stato non ha ricostruito le casette. Non solo non verranno pagherà i danni alle Pilliu per quasi 780 mila euro più interessi, ma ora saranno proprio loro, le due sorelle che si sono opposte alla mafia, a dover pagare il “pizzo” del 3 per cento allo Stato su quel risarcimento negato. Per trent’anni hanno combattuto la Mafia, l’illegalità ed anche lo Stato.