Addio sanzioni dell’Agenzia delle Entrate | La sentenza della Cassazione è pesantissima: gravemente illegittimo

Agenzia delle Entrate: sentenza epocale della Cassazione - Google - PalermoLive.it

La Cassazione ha stabilito che si può dire addio a tutte quelle che sono le sanzioni elevate dalla Agenzia delle Entrate. Scopriamone i motivi.

C’è una bella, anzi bellissima notizia che, proprio in queste ultimissime ore, sta facendo fare i salti di gioia a tantissimi cittadini italiani. La notizia in questione riguarda l’Agenzia delle Entrate e le sanzioni da essa elevate ai cittadini morosi. Ebbene sì, avete capito benissimo.

Si tratta di una sentenza epocale che farà giurisprudenza. Tale sentenza è stata promulgata dalla Corte di Cassazione. Parliamo di sentenza epocale, perché, potrà, anzi, dovrà essere assolutamente applicata anche ad altre situazioni controverse simili a quella presa in esame.

L’Agenzia delle Entrate, come ben sapete, è alle dirette dipendenze del MEF, il Ministero dell’economia e delle finanze ed ha compiti ben precisi. È l’Ente che si occupa degli accertamenti fiscali di tutti i soggetti italiani, privati e non e, inoltre, gestisce i tributi ed i koro pagamenti.

Va da sé che, quando svolge attività di accertamento e controllo, si imbatte in violazioni che debbono essere, poi, sanzionate. Ora, però, con la sentenza in oggetto, qualcosa è cambiato e gli utenti possono non pagarle più. In pratica, ne hanno pieno diritto. Scopriamo di cosa si tratta.

La sentenza della Cassazione mette a tacere l’Agenzia delle Entrate

La sentenza di cui si sente tanto parlare in quest’ultimo periodo è la numero 12648/2024 ed è stata pubblicata lo scorso 9 maggio, più o meno tre mesi or sono. Da quel momento in poi, tutti i cittadini che si trovano nella stessa identica situazione del soggetto cui era destinata la sentenza, possono respirare e dormire sonni tranquilli.

La questione riguardava l’Agenzia delle Entrate che era passata all’azione per recuperare il credito dovuto da un contribuente italiano. In particolar modo, quest’ultimo doveva al Fisco l’IRPEF mancante dell’anno 2011. Tale richiesta era arrivata tre anni dopo e il cittadino aveva richiesto di dilazionare il pagamento. La richiesta era stata accettata, ma, poi, è avvenuto qualcosa che ha cambiato le carte in tavola.

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Tre giorni di ritardo nel pagamento hanno avuto conseguenze assurde

Quando si dilazionano i pagamenti, ci sono delle scadenza da rispettare. Il povero cittadino protagonista della vicenda, però, ha pagato in ritardo, di solito tre giorni, la cartella esattoriale corrisponde al mese in questione. Ecco che l’Agenzia delle Entrate lo ha fatto notare ed il contribuente ha rilanciato le accuse al mittente, dato che era specificato che, per quel mese, il pagamento sarebbe avvenuto in data diversa e non l’ultimo giorno disponibile.

L’Agenzia delle Entrate ha fatto ricorso, prima alla Commissione Tributaria regionale siciliana e, poi, alla Corte di Cassazione. La prima ha respinto il ricorso, sostenendo che il pagamento era avvenuto comunque prima della scadenza della rata successiva. La Cassazione, invece, ha stabilito che è vera la questione dell’errore da parte del cittadino, ma vige il principio di scusabilità che entra in gioco nel momento in cui ci siano impedimenti o incongruenze negli atti, tali da fare cadere in errore, in buona fede il contribuente.