Aggirato con il “conto k” il «No» della Ue per pagare in rubli il gas russo
Compresa Eni, la metà delle 54 aziende, tra grandi, medie e piccole, che hanno contratti con Gazprom hanno aperto il conto euro-rubli. Mosca svelerà tutti i nomi
Vietato pagare il gas in rubli. Per un mese e mezzo ci sono state “ferme prese di posizione” e in tutte le maggiori testate italiane si sono lette condanne senza appello sulla “pretesa” di Putin di avere pagato il gas con la moneta russa, i rubli. Poi. due giorni fa, l’Eni, con la benedizione del governo Draghi, ha aperto in Gazprombank, la banca della Gazprom , due nuovi “conti corrente «k»” uno in euro e un altro in rubli, e la musica è cambiata. Si è preso atto che metà dei 54 clienti europei di Gazprom avevano già aperto il conto «k», il conto euro-rubli. Big player europei che,
in maniera più o meno trasparente, alla fine si sono mossi come la major italiana. A parte i duri e puri di Bulgaria e Polonia, tutti si sono allineati alla scelta che al momento, formalmente, non vìola nessuna norma europea. Anche la Francia con Engie e la Germania con Rwe e Uniper.
MOSCA COMUNICHERÀ TUTTI I NOMI DI CHI PAGA IN RUBLI
In ogni caso, tutti i nomi verranno fuori, nero su bianco. Ieri il vice primo ministro russo, Alexander Novak ha spiegato che «Mosca renderà noti delle aziende che hanno già aperto nuovi conti, uno in valuta estera e uno in rubli. Sono circa la metà sul totale delle 54, tra grandi, medie e piccole, che hanno contratti con Gazprom». Il meccanismo dell’escamotage messo in atto da queste aziende è una specie di “uovo di Colombo”. In pratica, nel primo viene versata la cifra dovuta in valuta estera, quindi in euro o in dollari, e questo importo poi viene trasferito nel secondo conto, dopo essere stato convertito in rubli. I primi pagamenti dovrebbero partire proprio oggi, 20 maggio, ultimo giorno utile per onorare i contratti relativi alle forniture ricevute ad aprile.