Partecipereste mai con il vostro partner ad un reality in cui vi ritrovate a scandagliare la vostra vita sentimentale? È quello che fanno Paolo e Lucia, i due protagonisti di “Indagine su una storia d’amore”, al cinema dal 18 luglio. La nuova commedia di Gianluca Maria Tavarelli, con Alessio Vassallo e Barbara Giordano, diverte e fa riflettere sul senso di precarietà, lavorativa e sentimentale, che fa leva su una coppia di giovani attori palermitani trapiantati a Roma, disposti a scendere a compromessi svelando i loro “Scheletri nell’armadio”.
Una pellicola che si fa specchio di molte storie odierne, intrappolate in un’eterna lotta tra verità e finzione al fine di salvare il salvabile. Una danza di due stelle che si avvicinano e allontanano continuamente tra loro, fino ad implodere. A parlarcene è il protagonista, Alessio Vassallo, l’attore palermitano camaleontico che è entrato nelle case degli italiani con il suo Mimì Augello della fiction “Il giovane Montalbano”, collezionando successi uno dopo l’altro senza mai più fermarsi! Dal teatro al cinema e alla televisione, fino alla consegna qualche giorno fa del Nastro d’Argento al Teatro di Taormina per onorare i suoi vent’anni di carriera.
Alessio, c’è stato un periodo della tua carriera in cui hai sentito il bisogno di quella visibilità prettamente social, quella smania di followers, come i due protagonisti del film?
“Agli inizi della mia carriera i social non esistevano neanche. Anche prima de ‘Il Giovane Montalbano’ ho fatto altre fiction e se i social avessero avuto l’uso di adesso non so immaginare. Ma sinceramente? Non me ne può fregar di meno. Li uso prettamente per lavoro. Vedo la maggior parte dei miei colleghi con un tot di followers e poi sono tutti arabi… che senso ha comprare un finto pubblico? La gente poi non ti scrive, non ti vede. I miei ‘followers’ sono quelli che mi fermano per strada, che mi chiedono una foto o un autografo, che commentano le fiction o che vengono ai miei spettacoli. E a me quello interessa: followers in carne e ossa, non i like”.
Paolo e Lucia partecipano al reality “Scheletri nell’armadio”, chiamati a raccontare la loro storia d’amore senza filtri e senza segreti. Un format che riprende parecchi programmi televisivi attuali. Li hai mai visti?
“Ho provato a vederli, avrò visto un quarto d’ora massimo… La gente ormai per un po’ di visibilità è davvero disposta a lasciare la propria dignità sul comodino, ma non è quello che mi stupisce. Mi stupisce il fatto che mia sia terribilmente annoiato!”
Quindi non parteciperesti?
“Ma assolutamente no! La mia vita privata è tale proprio perché è privata. Un qualcosa talmente lontano da me che non mi verrebbe mai in mente”.
Tornando a “Scheletri nell’armadio”, premettendo che tutti abbiamo i nostri, c’è stato qualcosa in passato che hai rivelato con più difficoltà? Magari anche a te stesso.
“Da rivelare a me stesso no, sono stato e sono sempre onesto con me stesso, anche quando so di aver sbagliato. Gli scheletri nell’armadio poi ce li ho come li abbiamo tutti. Ma con me stesso mai, anche nell’errore”.
“Indagine su una storia d’amore” è un film con molta Palermo – nel cast ricordiamo anche Antonio Pandolfo – , in cui ci si diverte e anche tanto! Com’è stato sul set?
“Il clima era sì disteso ma dico sempre che per me e Barbara è stato anche molto sofferente. Dall’esterno si ride ma da dentro non è facile. È come quando vedi una coppia di fidanzati che litiga su una panchina: ridi guardandoli, può sembrare un siparietto simpatico, ma quelli stanno litigando. È la stessa identica cosa. Per noi due è stato faticoso: siamo andati a rivivere dinamiche di conflitto di coppia così forti che, bene o male, in modalità differenti, conosciamo tutti. Non è stato affatto semplice. Anche la commedia in sé, sembra facile ma non lo è per niente. I tempi comici sono molto difficili”.
Se dovessi elencare tre motivi per convincere chi ancora non è andato al cinema a vedere il film, quali sarebbero?
“Il primo è perché appunto si ride tanto, vi divertirete come difficilmente si fa al cinema. Secondo, perché forse riuscirete a fare anche un’indagine su voi stessi, su cosa siamo diventati e su cos’è l’amore oggi. Il terzo motivo, fa un caldo mostruoso! Almeno andate a rinfrescarvi al cinema”.
E a te è servito per fare un’indagine su te stesso?
“Sì, anche se avendo 40 anni ormai l’indagine su me stesso l’ho fatta, senza poi arrivare a trovare il colpevole. Diciamo che sono arrivato alla risoluzione del caso ma l’indagine è ancora in corso”.
Quali sono i prossimi progetti di Alessio?
“Inizierò a breve le riprese RAI per una serie molto importante ma non posso dire ancora niente. In autunno poi uscirà un’altra serie RAI, e anche qui non posso rivelare nulla. Ho appena finito di girare un film con Nino Frassica e Selene Caramazza che si chiama ‘Arrivederci Tristezza’ con la regia di Giovanni Virgilio e poi l’anno nuovo sarà di nuovo a Palermo al Teatro Biondo con ‘Il male oscuro’ di Giuseppe Berto”.
Ti ritroveremo quindi presto anche in città! Quanto ti manca Palermo?
“Mi mancano tanto i miei, i miei affetti. La città, ad esser sincero, fino ad un certo punto. Ultimamente torno a Palermo anche spesso, quando posso. Amo Mondello (posto in cui vorrei invecchiare), il mare, il Palermo, ma non ho quell’attaccamento morboso ad una città che in 40 anni non mi ha regalato chissà cosa, e come a me a tantissimi altri attori di fama nazionale e non solo. Indubbiamente è sempre bello avere una risposta dai miei concittadini che amo, però non mi va di star lì ad inseguire un qualcosa… Lavoro tanto, faccio le mie cose… Poi alla fine il mio mestiere mi porta ad essere sempre in giro. Sono perennemente via, da cosa non si sa ma sono sempre via”.