Dall'Italia

Alex Pompa uccise il padre per difendere la madre, condannato a 6 anni: era stato assolto in primo grado

Nuovo capitolo del caso di Alex Pompa, che oggi ha 21 anni.  Il ragazzo nel 2020 uccise a coltellate il padre violento per difendere la madre e il fratello Loris nel corso dell’ennesima lite in famiglia. La Corte d’Assise d’Appello lo ha condannato a sei anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione, pena inizialmente chiesta dal pg Alessandro Aghemo. Era il 30 aprile 2020 quando Alex Pompa, che oggi si chiama Alex Cotoia, perché ha preso il cognome della madre, chiamò i carabinieri e disse di aver ucciso con diverse coltellate suo padre di 52 anni. Non ha mai negato quello che è accaduto. Ha spiegato, in Aula di tribunale, di averlo fatto “per istinto di sopravvivenza”. In primo grado aveva avuto l’assoluzione per legittima difesa.

La vicenda

“Ho ucciso mio padre”. È iniziata così, con una telefonata ai carabinieri, la storia di Alex che aveva appena colpito il genitore violento con 34 coltellate, sferrate con sei coltelli diversi. Lo aveva fatto per difendere la madre e il fratello. Il giorno dell’omicidio infatti, Giuseppe Pompa aveva spiato la moglie al lavoro e si era infuriato perché un collega le aveva appoggiato una mano sulla spalla. “Dopo averla chiamata 101 volte al telefono, non appena mia madre era rientrata a casa, lui l’aveva aggredita, sembrava indemoniato”, avevano raccontato Alex e Loris. “Pensavamo che ci avrebbe ammazzato tutti”. In primo grado il pm Alessandro Aghemo era stato “costretto a chiedere 14 anni di carcere”, proprio perché le norme per il codice rosso escludono la concessione di attenuanti a chi uccide un familiare. Ma la corte d’Assise di Torino lo aveva assolto per legittima difesa. Ora in secondo grado la condanna a sei anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione.

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Redazione PL