Alice Scagni, uccisa dal fratello con problemi psichici: “Si divulghino le telefonate dove chiedevamo aiuto per curarlo”

A tre mesi dal delitto, Antonella Zarri, la madre di Alice e Alberto Scagni, ha scritto al procuratore di Genova chiedendo che siano divulgate le telefonate con le quali i familiari chiedevano aiuto per curare Alberto, affetto da problemi mentali

alice scagni

Era la sera dell’1 maggio scorso quando Alice Scagni, 34 anni, è stata uccisa dal fratello Alberto, 42, a Genova. Una vicenda che ha sconvolto l’Italia intera anche per le riflessioni che ha sollevato. Si è infatti appreso che prima dell’omicidio i familiari di Alberto avevano contattato tre volte le forze dell’ordine.

Era accaduto, esattamente, il 29 aprile, quando l’uomo aveva dato fuoco alla porta dell’abitazione della nonna perché non aveva voluto dargli dei soldi, e il 30 aprile e l’1 maggio, alle 13.30, dopo aver subito violente intimidazioni. Avevano anche chiesto aiuto, in precedenza, al Centro di salute mentale a causa di quegli atteggiamenti che diventavano sempre più aggressivi. La visita era fissata per il 2 maggio.

Sull’omicidio di Alice Scagni sono aperti due fascicoli. Uno è per omicidio volontario, l’altro per omissione di atti d’ufficio e di denuncia. Quest’ultimo avviato per capire se ci furono sottovalutazioni da parte delle forze dell’ordine sulla pericolosità dell’uomo.

ALICE E ALBERTO SCAGNI, LA LETTERA DELLA MADRE

A tre mesi da quell’orrendo delitto, Antonella Zarri, la madre di Alice e Alberto, ha scritto al procuratore di Genova una lettera. Nel testo chiede di divulgare le telefonate con le quali i familiari chiedevano aiuto per curare Alberto, affetto da problemi mentali. La lettera è stata affidata al Secolo XIX, La Stampa e La Repubblica edizione di Genova.

“Ho cercato in tutti i modi che conoscevo di arginare quella malattia che mi spaventava sempre di più fino a non riconoscere più mio figlio. Abbiamo cercato aiuto nelle istituzioni. Ci siamo imbattuti in una fredda e ignorante burocrazia“. Così scrive la donna.

“Ho visto in modo prepotente e spietato insorgere la malattia in Alberto e progredire in modo inesorabile alimentata proprio dall’amore che aveva per sua sorella con la quale aveva sempre avuto un rapporto speciale. Ho cercato in tutti i modi che conoscevo di arginare quella malattia che mi spaventava sempre di più fino a non riconoscere più mio figlio”. Così afferma la donna, aggiungendo di aver ricevuto una risposta “indolente ma prepotente nel suo reiterato e pigro rifiuto di farsi carico del proprio ruolo di garanzia e aiuto verso i cittadini in difficoltà“.

“Sono perfettamente consapevole del fatto che le cronache, su come è stata distrutta la mia famiglia, presto termineranno. Ho l’atroce sospetto che si voglia far calare il silenzio su ciò che è accaduto“.

“ABBIAMO L’IMPRESSIONE LO STATO PENSI SOLO A DIFENDERE SE STESSO”

Antonella Zarri è chiara: “Lo dico da madre alla quale sono stati ‘uccisi’ due figli: abbiate il coraggio di rendere pubblico il drammatico dialogo di un genitore che invoca disperatamente aiuto sapendo che il proprio figlio, delirante, impazzito, sta per uccidere sua sorella, e la risposta delle forze dell’ordine. O forse la vergogna di qualcuno deve essere protetta?”.

“Alberto è e sarà sempre mio figlio. Io e suo padre abbiamo assistito impotenti e soli alla sopraffazione spietata della sua devastante malattia”, scrive la donna. “Nella sua oscura follia ci ha preannunciato il delitto”.

“Noi abbiamo chiamato le forze dell’ordine. Abbiamo chiesto a chi doveva e ne aveva il potere di fermarlo e di curarlo. Quelle telefonate sono state registrate e sono agli atti del fascicolo. Perché ce le nega? Perché ci nega la semplice notizia dell’apertura di una indagine nei confronti di coloro che avrebbero potuto e dovuto intervenire ed evitare tutto questo? Ci dia quelle telefonate, per favore, perché voglio farle ascoltare a tutti. Abbiamo l’impressione che lo Stato pensi solo a difendere se stesso e che il sistema ha funzionato perfettamente. Le colpe sono tutte di Alberto e quindi rimane un problema familiare. Comodo, no? Ci dia quelle telefonate e vediamo poi cosa ne pensa chi le ascolta”.

OMICIDIO ALICE SCAGNI, LA RISPOSTA DEL PROCURATORE

Il procuratore, dal canto suo, ha risposto alla donna. “Daremo i file più avanti. Ora l’inchiesta è su altri aspetti. Quelle telefonate non sono state messe a disposizione poiché è in corso l’incidente probatorio sul quadro psichiatrico di Alberto Scagni. La lettera incontra il nostro totale rispetto sul piano umano”.

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