Negli ultimi mesi, la diffusione della Dengue in Italia sta particolarmente attirando l’attenzione delle autorità sanitarie e della popolazione. Da ultimo, il caso del focolaio a Fano, nelle Marche. Ma qual è la situazione in Sicilia?
Siamo stati all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale “A. Mirri”(IZS), ente in prima linea e al servizio della sanità pubblica, che svolge un ruolo cruciale nella sorveglianza epidemiologica e nel controllo delle malattie infettive. L’Istituto, dopo ben dieci anni, gode di una nuova direzione al femminile sotto la guida della Prof.ssa Francesca Di Gaudio, nota per la sua determinazione e la sua forte spinta alle innovazioni e al servizio pubblico e sanitario.
Gli esperti, soprattutto in quest’ultimo periodo, hanno intensificato il monitoraggio delle zanzare presenti sul territorio, identificando eventuali focolai e mettendo in atto misure di disinfestazione nelle aree più colpite. Ma prima ancora di scendere territorialmente nel dettaglio, iniziamo a parlare della Dengue.
La Dengue, come ci ha illustrato il Dott. Roberto Andrea Balbo, Direttore Sanitario Veterinario dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia, è una malattia tropicale che ha avuto una recrudescenza nell’ultimo periodo. In Italia, in questo momento, abbiamo 572 casi. “Questa malattia viene diffusa attraverso due specie di zanzara che veicolano il virus, in particolar modo la zanzara Aedes aegypti che non abbiamo in Italia. Tutti gli episodi confermati di malattia provengono da gente che ha viaggiato all’Estero”.
“Come avviene allora il contagio?”
“In Italia, e soprattutto in Sicilia, abbiamo una zanzara che è molto simile all’Aedes aegypti, ovvero l’Aedes albopictus (la zanzara tigre). – continua il Dott. Balbo – . Questa può diventare vettore pungendo un uomo che ha la malattia, si infetta e dopodiché trasmette il virus pungendo un’altra persona. Le categorie a rischio sono le prime ad essere soggette a beccarsi la malattia, come ad esempio una persona con problemi di immunosoppressione. Stabilito che tutti i casi siano di importazione, ciò non significa che restiamo qui con le mani in mano”.
L’Istituto ha infatti messo sù, attraverso quelle che sono state delle linee guida del Ministero della Salute, un sistema virtuoso di sorveglianza, in grado da aiutare e agevolare la gestione epidemiologica da parte delle autorità sanitarie. A spiegarci meglio nel dettaglio è il Dott. Fabrizio Vitale, Capo di riferimento del Centro di entomologia.
“L’obiettivo primario è quello di tentare di impedire che il vettore della Dengue possa entrare nel territorio regionale. Per fare questo, si è messa in piedi una rete epidemiologico-sorveglianza, dal punto di vista del entomologico, straordinaria soprattutto nelle zone di interscambio con i Paesi ed extra UE, come porti e aeroporti, dove abbiamo collocato trappole sia di tipo lavarle che di tipo adulto. Al momento mi sento di rassicurare tutti: la Dengue infatti non è entrata nel territorio regionale. Ciò non toglie che il controllo entomologico abbia un valore strutturale fondamentale ma soprattutto predittivo, che servirà ad accogliere per tempo la possibilità che la malattia possa veramente entrare nel territorio, valutandone la presenza del vettore”.