Allarme solaio: gli esperti raccomandano precauzione | Questi oggetti diventano tossici dopo anni a prendere polvere
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Allarme solaio - fonte pexels - palermolive.it
Ci sono alcuni oggetti che tutti abbiamo in casa che possono contenere degli elementi potenzialmente tossici
Con il passare degli anni, la produzione dei libri si è evoluta utilizzando materiali sempre più sicuri per la salute umana. Tuttavia, studi recenti hanno rivelato che molti libri antichi, soprattutto quelli risalenti all’epoca vittoriana, possono contenere materiali tossici come piombo, cromo e arsenico. Anche se il contatto occasionale con questi libri non rappresenta un pericolo immediato, la manipolazione continua o gesti comuni come inumidire le dita per voltare pagina possono aumentare il rischio di esposizione a sostanze nocive, in particolare per bibliotecari e collezionisti.
Il XIX secolo segnò un periodo di innovazione nel mondo dell’editoria, con una crescente diffusione della stampa e una moda che privilegiava l’uso di colori vivaci per le copertine e le pagine illustrate. Per ottenere tonalità brillanti e durature, i produttori utilizzavano pigmenti contenenti metalli pesanti.
L’arsenico era impiegato per creare verdi e magenta intensi, mentre l’anilina veniva usata per i neri profondi e i viola accesi. Sebbene la tossicità di questi materiali fosse già nota all’epoca, venivano comunque utilizzati per la loro resa cromatica e stabilità nel tempo. Il rischio nascosto dei libri antichi è stato portato all’attenzione pubblica dal “Poison Book Project”, avviato nel 2019 da Melissa Tedone e Rosie Grayburn.
Durante un intervento di restauro presso la Biblioteca di Winterthur negli Stati Uniti, le due esperte scoprirono che un libro aveva una copertina tinta con un pigmento contenente arsenico. Questo ritrovamento ha spinto molte biblioteche e università a esaminare le loro collezioni per individuare eventuali volumi pericolosi e preservare la salute di lettori e archivisti.
La tecnologia viene in soccorso per scoprire pigmenti pericolosi
Per individuare i pigmenti pericolosi presenti nei libri antichi, i ricercatori utilizzano sofisticati strumenti scientifici. Tra le tecniche più usate vi sono la fluorescenza a raggi X, che permette di rilevare la presenza di arsenico e altri metalli pesanti, la spettroscopia di emissione ottica al plasma e la diffrazione dei raggi X, utili per identificare le molecole metalliche presenti nei pigmenti.
Questi metodi non danneggiano i libri e consentono di ottenere risultati precisi sull’eventuale tossicità dei materiali. Tra i metalli più frequentemente rilevati nelle analisi dei libri antichi vi sono piombo e cromo. Il cromato di piombo (II), ad esempio, veniva utilizzato per ottenere gialli brillanti e resistenti, come nel celebre dipinto I Girasoli di Vincent van Gogh.
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Piombo e cromo: i pigmenti più comuni nei libri antichi
Anche se questi pigmenti assicuravano una resa estetica eccellente, la loro tossicità è stata successivamente riconosciuta come un rischio significativo, spingendo a riconsiderare l’utilizzo di tali materiali in ambito editoriale e artistico. Le istituzioni che conservano collezioni di libri antichi stanno adottando misure preventive per proteggere bibliotecari e lettori.
I volumi riconosciuti come potenzialmente tossici vengono spesso isolati, etichettati o conservati in condizioni particolari per limitare il contatto diretto. Per i privati che possiedono libri antichi, è consigliabile maneggiarli con cautela, utilizzare guanti protettivi e, se necessario, far eseguire analisi specifiche. Anche se il rischio di intossicazione è basso in caso di contatti occasionali, una manipolazione frequente senza precauzioni può rappresentare un potenziale pericolo per la salute.