Allo Zen una donna svela i segreti della faida e delle ultime sparatorie

Grazie a questa testimone è scattato allo Zen il fermo dei Maranzano. Due ore prima della sparatoria aveva lanciato l’allarme al 112

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Un paio di giorni fa. allo Zen, Giuseppe e Antonino Colombo, padre e figlio, sono stati feriti a colpi di arma da fuoco. A sparare contro di loro sono stati Litterio Maranzano e suo fratello Pietro, fermati nella notte dagli investigatori della squadra mobile diretti da Rodolfo Ruperti dopo un’indagine a tempo di record. Ma c’è stata una testimone d’eccezione, una familiare dei Colombo, che adesso è sotto protezione dello Stato. La donna ha fatto i nomi dei responsabili del tentato omicidio, spiegando anche il movente del raid, che è scattato dopo una lite.

LA TELEFONATA PRIMA DELLA SPARATORIA

La testimone, come si legge sulla edizione odierna di Repubblica Palermo, rompendo il muro dell’omertà ha chiamato il numero di emergenza 112 già martedì pomeriggio, ancora prima della sparatoria contro i Colombo. Una telefonata anonima, ma chiarissima: «I Maranzano si stanno preparando. Vi prego, stanno per succedere cose gravissime allo Zen». L’operatore del 112 ha smistato la telefonata alla polizia, e la donna ha ripetuto l’allarme. Una volante si è subito recata allo Zen.

IL TRANELLO

Ma i Maranzano si erano nascosti, e due ore dopo, alle 15, hanno fatto scattare il raid, e hanno attirato in un tranello, in via San Nicola, Giuseppe e Antonino Colombo. A fare i nomi dei responsabili del tentato omicidio è stata proprio la testimone, che ha spiegato anche il movente del raid, deciso dopo una lite. Ecco cosa ha messo a verbale: «Ho visto una quarantina di persone che si preparavano. C’erano Litterio e Pietro Maranzano, sono andata da loro, gli ho chiesto di chiudere questi discorsi. Litterio Maranzano era molto adirato nei confronti di Antonino Colombo e Giuseppe Cusimano perché speravano che i Maranzano lasciassero il quartiere, considerata la loro cattiveria».

L’IRA DI MARANZANO

Giuseppe Cusimano è il capomafia dello Zen arrestato a fine gennaio dai carabinieri. E, come scrive Repubblica, lui e Colombo dicevano: «Litterio si sta dimostrando insopportabile agli occhi di tutti». La donna coraggio che voleva fermare la faida, nel verbale ha detto che questa intercettazione, riportata in alcune cronache giornalistiche, aveva provocato l’ira di Litterio Maranzano. Che le ha detto: «Da qua a stasera, o con le buone o con le cattive, i Colombo se ne devono andare dallo Zen, sennò gli spariamo». Ed dopo il suo invito a smetterla, ha risposto: “Tu sei donna, non puoi capire».

IL MOVENTE

La donna è stata in grado di raccontare anche il movente: «Martedì mattina, eravamo al bar Chery. e uscendo, Antonino ha dato scherzosamente una piccola spallata a un tale Cefali, che lo ha guardato male. Pietro Maranzano ha offeso Antonino dicendo “Testa di mi…a la finisci di insultarlo?». Qualche minuto dopo, un’auto ha bloccato la vettura di Fabrizio Colombo, il fratello di Antonino: «Cefali è sceso e gli ha sferrato una testata. Ne è nata una colluttazione, Giuseppe Colombo li ha divisi». La testimone ha avuto la percezione subito che questo episodio poteva essere l’inizio di un’escalation di violenza. Ha provato a fermare tutto, ma non c’è riuscita. Infatti si è preparato il raid. «Cefali ha detto al telefono ai Colombo che voleva fare pace».

LA TRAPPOLA

Ma non voleva fare pace. Era una trappola, ha detto la donna, c’era tanta gente: «Litterio ha dato una testata a Giuseppe Colombo. Litterio e suo fratello avevano delle pistole in mano. Sono arrivati anche due ragazzi su uno scooter, li ho visti sparare. Poi, sono fuggiti. Mentre Cefali e un altro ragazzo raccoglievano i bossoli. Intanto, io chiamavo il 112». La prima volante arrivata allo Zen si è ritrovata in una strada deserta. La Scientifica ha recuperato due proiettili inesplosi calibro 9×21, due bossoli dello stesso calibro, un bossolo 7,65 e infine due ogive, una calibro 40 e l’altra 9×21. Ed altri sei bossoli. I Colombo sono rimasti feriti in modo non grave, ma poteva essere una strage. Adesso la speranza è che le parole e il coraggio di questa donna possano riuscire a portare un po’ di tranquillità allo Zen.