La Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito un sequestro preventivo di circa 20 milioni di euro nei confronti dell’Amap di Palermo, la società che gestisce il servizio idrico nel capoluogo siciliano e in provincia. Tre gli indagati, vertici dell’azienda.
Il reato contestato è quello di indebita percezione di erogazioni pubbliche, aggravato dalla qualifica di “incaricati di pubblico servizio” rivestita dagli indagati. La loro condotta avrebbe causato un danno superiore a 100 mila euro agli interessi finanziari dell’Unione Europea.
Le indagini – nascenti dalla denuncia sporta dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) direttamente presso la sede EPPO di Lussemburgo – condotte dagli specialisti del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Spesa Pubblica sotto il coordinamento della Procura Europea, hanno riguardato un prestito agevolato di circa 20 milioni di euro che la società pubblica aveva ottenuto dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) per la realizzazione di un programma nel settore della produzione di acqua potabile e trattamento delle acque reflue.
Gli elementi acquisiti allo stato delle indagini hanno consentito di ipotizzare che il quadro manageriale della società avrebbe consapevolmente omesso di comunicare alla BEI, tra il 2017 e il 2020, gravi e reiterate violazioni in materia ambientale.
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Per tale motivo, il sequestro preventivo disposto dal GIP del Tribunale di Palermo ha riguardato l’ammontare complessivo della somma oggetto del prestito, pari a circa 20 milioni di euro. Il provvedimento riguarda in particolar modo i vertici dell’azienda: il direttore generale Giuseppe Ragonese, 63 anni, e l’amministratore unico Maria Concetta Prestigiacomo, 70 anni, in carica dal 23 marzo 2014 al 18 marzo 2019, e il suo successore nell’incarico, Alessandro Di Martino, 53 anni.