I sindacati di Amap sono stati convocati dalla Prefettura mercoledì alle ore 10. Alla base dell’incontro possibili novità sul futuro della partecipata alla quale sono stati sequestrati 20 milioni di euro. “Ci auguriamo che la convocazione dei sindacati alla Prefettura di Palermo, sulla situazione dell’Amap, sia foriera di buone notizie per i lavoratori e per centinaia di migliaia di cittadini – affermano Giuseppe Badagliacca e Daniele Ciulla di Federenergia Cisal -. Un servizio delicato come quello idrico e di depurazione non può subire interruzioni, né i lavoratori possono pagare il prezzo di una vicenda in cui non c’entrano nulla.
Nuova manifestazione dei lavoratori in via Cavour mercoledì mattina. “Ricordiamo – aggiungono i sindacati – che quasi 700 famiglie non hanno ricevuto gli stipendi di maggio e la situazione è ormai insostenibile, per questo mercoledì terremo un sit-in davanti alla Prefettura in attesa delle comunicazioni ufficiali delle istituzioni”.
“È una vera emergenza, per le nostre famiglie e per l’intera città”, “Non è giusto che i lavoratori paghino gli sbagli dei dirigenti. Loro seduti sulle poltrone, noi a rimboccarci le maniche e adesso rischiamo di non portare il pane in tavola” e ancora “Si devono solo vergognare, siamo qui a chiedere al Prefetto e alle Istituzioni di non abbandonarci“, queste alcune delle voci dei dipendenti.
L’inchiesta coinvolge i vertici Amap, ex ed attuali, indagati per indebita percezione di erogazioni pubbliche aggravata dalla qualifica di “incaricati di pubblico servizio”. Secondo le indagini, il danno causato sarebbe superiore a 100mila euro ai danni dell’Unione Europea. L’inchiesta, in particolar modo, si è focalizzata sul prestito agevolato di circa 20 milioni di euro che la società pubblica aveva ottenuto dalla Bei per gli investimenti nel settore della produzione di acqua potabile e trattamento delle acque reflue.
I vertici avrebbero consapevolmente omesso di comunicare, tra il 2017 e il 2020, “gravi e reiterate violazioni, anche di rilevanza penale, in materia ambientale”. Tre gli indagati, si tratta dei vertici dell’azienda che gestisce il servizio idrico nel capoluogo siciliano e in provincia: il direttore generale Giuseppe Ragonese, 63 anni, e l’amministratore unico Maria Concetta Prestigiacomo, 70 anni, in carica dal 23 marzo 2014 al 18 marzo 2019, e il suo successore nell’incarico, Alessandro Di Martino, 53 anni.
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