L’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice ha incontrato i candidati a sindaco in vista delle prossime, ormai imminenti elezioni. Erano presenti tutti e sei i candidati al teatro esterno dell’istituto Don Bosco Ranchibil: Rita Barbera, Francesca Donato, Fabrizio Ferrandelli, Roberto Lagalla, Ciro Lo Monte e Franco Miceli.
L’arcivescovo, prima di porre domande ai candidati sui programmi per la città, ha voluto fare un discorso: “Quello che intendo offrirvi è solo una vicinanza e un incoraggiamento, una parola che vi possa aiutare a conoscerla, ad ascoltarla questa nostra città. Sono certo che, per quanto a lungo l’abbiate vissuta, dinanzi a una responsabilità come quella che vi dichiarate pronti ad assumere vi stiate rendendo conto di quanto sia ancora necessario discernere e interpretare i bisogni di Palermo. Per immaginarla sulla misura del tempo lungo, per capire quale sia il modello di convivenza civica che vogliamo consegnare alle prossime generazioni”.
“Le elezioni di giugno si terranno, il caso ha voluto (o forse non è un caso), in una data simbolicamente baricentrica tra il 23 maggio e il 19 luglio. Palermo cioè è chiamata a scegliere il proprio futuro esattamente mentre ricorda agli altri e a sé stessa il significato del martirio di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo, di Antonio Montinaro, di Rocco Di Cillo e di Vito Schifani prima, e di Paolo Borsellino poi. Palermo è come chiamata a immaginare i prossimi trent’anni della propria storia facendo memoria dei trenta appena trascorsi.
Faccio riferimento non a una costellazione di episodi e ai loro anniversari. Mi riferisco alla storia di un popolo, di come è cambiato, di cosa ha imparato, di cosa ha voluto, di ciò che ancora oggi vuole, dell’impegno che adesso vi chiede perché non potremo mai dimenticare quale sia stato il prezzo che Palermo ha pagato, con il sangue dei suoi figli, per la dignità, per la libertà dalla paura, per il primato della giustizia. Vi sottopongo un allarme concreto, preoccupato, facendomi senza esitazione portavoce, ancora una volta, di quel che ho visto, sentito, toccato con mano”.
L’arcivescovo Lorefice nel suo discorso ha voluto ribadire un aspetto importante sulla mafia: “In un momento di scelta per Palermo è ora di chiederci dove ancora si annida la mentalità mafiosa, dove la mafia cresce e opera, provando a farci pagare un altro prezzo, forse più subdolo ma non meno pericoloso. È il prezzo di una tirannia che vorrebbe tenere sotto scacco un popolo e una città. A questo tentativo, a questa mossa mortale per Palermo, noi tutti – io, voi, le palermitane e i palermitani diciamo in maniera forte e chiara: “No”. So che questo “no” vi appartiene. So che ognuno di voi lo sente dentro e che lo farà echeggiare nelle nostre piazze, nei prossimi giorni e nei prossimi anni, quali che siano le sue personali responsabilità di governo“.
Durante il confronto, moderato dal giornalista Lugi Perollo, sono stati diversi gli argomenti trattati: dal decentramento tanto discusso, la situazione del cimitero dei Rotoli, i rifiuti, il lavoro, i trasporti pubblici e il traffico. “La città porta i segni di forti squilibri urbani e sociali – ha detto Lorefice -. Siamo di fronte a una crisi economica del Comune senza precedenti; il divario delle disuguaglianze si allarga, si diffonde lo spettro di nuove povertà, si aprono nuove aree di vulnerabilità che richiedono la presenza certa e attenta delle istituzioni, una presenza pronta all’ascolto e attrezzata per l’intervento.
Condividiamo voi ed io la consapevolezza che senza questa presenza delle Istituzioni e dello Stato altre strade torneranno ad aprirsi, verso nuove capillari penetrazioni del fenomeno mafioso, che sempre trova terreno fertile nelle aree di marginalità, nel degrado e nel disagio economico, nella povertà educativa e culturale, nella difficoltà per i giovani di trovare un lavoro e di immaginare un futuro”.
L’arcivescovo ha poi concluso il suo discorso invitando i candidati a dare vita a una nuova pagina di storia della città. “Facciamo nascere insieme, tutti insieme, la Palermo della vita, della gioia, della mano tesa a tutti, in primo luogo a quelle sorelle e a quei fratelli che dal mare giungono, in cerca di aiuto, in fuga dalla fame e dalla guerra che, in definitiva, anche noi europei e occidentali continuiamo a determinare. La Palermo della mano tesa a tutti coloro che cercano speranza, ai poveri, ai giovani che vorrebbero sentire la loro terra come una madre in grado di nutrirli e accompagnarli, che vorrebbero pensare il loro essere del Sud come una benedizione.
Sono certo che Palermo possa davvero rivendicare un ruolo unico, di grande capitale del Sud e di baricentro geografico e culturale del Mediterraneo, culla millenaria della nostra Europa, esempio e guida nel disegnare ancora un orizzonte di accoglienza e di pace. La Palermo su cui – ne siamo certi – continuano a vegliare S. Rosalia e la schiera dei santi e dei martiri della fede e della giustizia palermitani”.
(FOTO DI ANDREA RERA)