Ancora non è arrivata l’ordinanza per lo stop alle carrozze, ma i cocchieri protestano

Dopo la morte di due cavalli, gli animalisti chiedono una pausa dalle 11 alle 17, mentre il Comune vorrebbe uno stop dalle 12 alle 14

carrozze

Lunedì un cavallo che trainava una carrozza è stramazzato a terra davanti al teatro Massimo, in piazza Verdi. Dopo questo episodio che fa il paio con un altro capitato qualche giorno prima in via Roma, gli animalisti, guidati dall’attivista Enrico Rizzi, sono scesi in piazza per chiedere di rispettare i cavalli che trainano le carrozze della città, denunciando la caduta dei due animali nei giorni precedenti, per il caldo. Mercoledì l’assessore ai Diritti degli animali Toni Sala, commentando gli episodi ha detto: «D’intesa con il sindaco Leoluca Orlando, si è dato mandato agli uffici di predisporre un’ordinanza che vieti la circolazione in una specifica fascia oraria nei mesi di luglio e agosto dei cavalli impiegati nel traino delle carrozze adibite anche al servizio pubblico». Ma il provvedimento, atteso per ieri, ancora non è arrivato. A quanto pare c’è una pausa di riflessione e di confronto con l’opposizione, per definire meglio la fascia di stop. Gli animalisti e l’opposizione chiedono una pausa che vada dalle 11 alle 17, mentre il Comune vorrebbe fermare le carrozze dalle 12 alle 14.

I COCCHIERI NON CI STANNO

La parte maggiorante interessata all’ordinanza, cioè i cocchieri, non sono d’accordo ad essere considerati considerati come quelli che maltrattano gli animali. LiveSicilia.it ha pubblicato l’intervento di uno di loro, Giuseppe Urso, che vuole fare chiarezza in difesa dell’intera categoria. «I due cavalli protagonisti in questi giorni di due incidenti sono soltanto scivolati, e ora stanno bene – ha detto -. I nostri cavalli sono controllati, ben nutriti e stanno all’ombra quando è possibile. Noi facciamo delle corse di un’ora, in cui sono previste soste al riparo dal sole. Se non lo facessimo, non potremmo nemmeno andare avanti. Lavoriamo nel rispetto delle regole: maltrattare i cavalli significa maltrattare noi stessi. Li sosteniamo in inverno e in estate con le nostre forze e fanno parte della nostra famiglia».