Sono due gli indagati iscritti nel fascicolo della Procura per far luce sulla morte di Andrea Purgatori, il giornalista morto lo scorso 19 luglio dopo soli due mesi dalla diagnosi di una brutta malattia.
La famiglia ha sporto denuncia affinché venga accertata “La correttezza della diagnosi refertata in una nota clinica romana e la conseguente necessità delle pesanti terapie a lui prescritte“. Il Nas dei carabinieri ha già acquisito le cartelle cliniche in una struttura privata e sul corpo del giornalista sarà eseguita nei prossimi giorni l’autopsia.
Purgatori sarebbe stato ricoverato per la prima volta il 24 aprile scorso. Dopo essersi sottoposto a vari controlli, compresi Tac e biopsia, ha ricevuto la diagnosi: tumore al polmone con metastasi diffuse agli organi vicini e al cervello. L’aspettativa di vita, secondo i dottori, era di sei mesi.
Il giornalista si sottopone dunque a cicli di radioterapia in una terza struttura. La situazione peggiora a fine maggio, con conseguente ricovero. La Tac rivela ischemie cerebrali ma nessuna metastasi al cervello. L’8 luglio, dopo il ricovero al Policlinico Umberto I, un radiologo conferma invece la presenza delle metastasi al cervello. Il 19 luglio, Purgatori muore nell’ospedale romano.
“Gli facevano la radioterapia al cervello invece che ai polmoni”, questa l’accusa dei familiari del giornalista. L’ipotesi al vaglio è che i medici abbiano sbagliato le cure, sottoponendo Purgatori a quelle sbagliate. L’inchiesta, che vede indagati due indagati, è per omicidio colposo.
Fonte foto Ansa