Il Palermo potrebbe passare in mano americana. Questa è l’ultima ipotesi circolata da qualche giorno per quanto riguarda un’ipotetica cessione dei rosanero. Tra i tanti profili a cui il Palermo potrebbe fare gola in quest’ottica c’è una cordata rappresentata da Antonio Cauzo, imprenditore di origini catanesi attivo nel settore immobiliare e della ristorazione. L’uomo d’affari potrebbe intavolare nei prossimi giorni una trattativa con la proprietà a tinte rosa e nero. Ecco cosa ha risposto alle domande di Michele Sardo:
L’interesse c’è, ma io non sono solo. Parto con il dire che non credo alla singola figura, soprattutto quando si parla di una società calcistica c’è bisogno di più partner. Intanto perché prima di tutto non me lo posso permettere, inoltre non credo che nel mondo del calcio possa esserci un solo proprietario di una società di successo.
Stiamo aprendo un’accademia di calcio a marzo. Una grandissima struttura in cui ci occuperemo di valorizzazione dei giovani calciatori americani. Il calcio d’oltreoceano ha delle grandissime potenzialità, vedi le accademie di Dallas o dei La Galaxy. Il progetto Palermo mi piace anche per questo, possiamo lavorare su due fronti per lo sviluppo dei giovani talenti, sia in Sicilia che in America. Puntare sul vivaio è un elemento fondamentale per una società calcistica.
Mi occupo di ristorazione, di case, un po’ di tutto. Quando vedo l’opportunità investo. Secondo me bisogna avere più fonti di guadagno, è lo stesso discorso di una multi partnership nel calcio.
Non esiste più l’Arancinos cafè, ho richiesto la cancellazione della pagina a Facebook da anni, ma ancora non hanno provveduto, non so per quale motivo.
Sì, ma Arancino o arancina?
Scelgo entrambi. Arancina/o” (sorride, ndr)
Sono delle congetture sbagliate. Invece di essere rivali dovremmo essere cugini, non dovremmo remare contro. Il calcio dovrebbe unire più che dividere la gente. La Sicilia è una terra molto discriminata, bisogna essere uniti. L’esempio è Tacopina, lui ha origini palermitane e si è comprato il Catania.
Non sono ancora autorizzato a rivelare chi sono i miei soci.
Alessio Sundas non rientra nel progetto Palermo. Ci conosciamo, lavora nell’ambito dello sport, però non è nel mio business. Lo conosco bene e ho anche parlato con lui del progetto, ma non c’entra niente. Con gli italiani che vivono qui negli Stati Uniti ci conosciamo quasi tutti”.
Si, assolutamente. Ci ho parlato ieri, mi ha chiamato lui. Abbiamo parlato dei tifosi del Palermo, lui ama la città, mi ha dato dei feedback. È una persona straordinaria.
Gli italoamericani i soldi li hanno, vedi Tacopina: non c’è solo lui dietro l’acquisto del Catania ma delle persone abbastanza importanti, la maggior parte sono italoamericani. L’interesse e le possibilità economiche ci sono. Abbiamo inviato ieri, tramite il mio legale italiano, una PEC al dottor Dario Mirri per richiedere formalmente dei documenti e dare uno sguardo ai bilanci della società, stiamo aspettando che ci rispondano. Verificheremo le carte, gli incassi, le spese e i debiti. I nostri commercialisti controlleranno tutto. Vedremo poi anche le loro richieste. Il Palermo costa 15 milioni di euro? Se la società è senza debiti è una cifra equa. Poi c’è sempre una richiesta e un’offerta, è sempre così nelle negoziazioni.
Gli investitori sono degli imprenditori attivi sempre nei miei stessi ambiti lavorativi, quello della ristorazione e quello immobiliare, per questo ho ottimi rapporti con loro.
Ho provato a parlare con Di Piazza per tentare di mantenerlo in società, mi farebbe molto piacere onestamente. Per ora mi ha detto di no però una battuta gliela faccio sempre quando ci sentiamo.
Gli obiettivi sono quelli di portare il Palermo nel calcio che conta però non posso sbilanciarmi più di tanto in questa fase. Intanto si punta alla serie B, poi si vede anno dopo anno. Bisogna vedere prima di tutto la situazione contabile del Palermo e quanto, con i miei soci, decidiamo di stanziare. La piazza di Palermo ti costringe sicuramente a riportare la squadra in serie A.
Bella domanda… Per un business di successo ci vogliono delle deleghe. Ancora non so a chi poter delegare, quando le cose saranno più mature vedremo. Alla fine potrei anche andare io a Palermo ogni mese, è una cosa fattibile. Bisogna vedere quali saranno le scelte compiute con i miei soci e quale sarà la trattativa. È ancora troppo presto per parlare di questo”.