Buone notizie arrivano sulle condizioni dei feriti a seguito del crollo di un ascensore dal quinto piano in una palazzina di Largo Vincenzo Balistreri, avvenuto giovedì pomeriggio. Si tratta di un uomo di 65 anni, la moglie di 59 anni e la sorella di lei, di 55 anni, ricoverati a Villa Sofia, al Policlinico e al Civico; il primo ha diverse fratture e dovrà sottoporsi a degli interventi chirurgici. Operate invece le due donne alle quali sono state ridotte le fratture. Tutti e tre i feriti sarebbero fuori pericolo, ma rimangono in prognosi riservata.
Intanto la polizia del Commissariato di Brancaccio continua ad indagare sull’incidente che ha scosso un intero quartiere nel primo pomeriggio, intorno alle 14 di giovedì. L’ascensore sarebbe stato messo in funzione autonomamente dai condomini stessi, ma senza nessuna autorizzazione. Infatti, dopo il collaudo, era necessario nominare un amministratore per ottenere il libretto che avrebbe consentito l’utilizzo dell’ascensore.
Sul problema dell’edilizia a Palermo è intervenuta la la neo consigliera comunale Mariangela Di Gangi. “La tragedia sfiorata a Brancaccio sarebbe stata la classica tragedia annunciata, come tante potrebbero esserlo nei quartieri di edilizia residenziale pubblica a Palermo.
Al netto delle responsabilità specifiche e riferite al singolo episodio, che saranno ricostruite dalla Magistratura, resta il tema delle condizioni di fatiscenza e incuria in cui versano interi quartieri popolari, su cui da anni non esistono investimenti adeguati per garantirne sicurezza e vivibilità.
Ascensori guasti, passerelle pericolanti, soffitti cadenti, rami fognari interni intasati. Sono queste le condizioni in cui vivono le persone di interi quartieri di Palermo, soprattutto nelle zone di Brancaccio, Sperone, CEP, ZEN, Marinella e Borgo Nuovo, dove l’edilizia pubblica si è basata sullo schema dei grandi condomini, delle insulae e dei “casermoni”.
“Alla risoluzione di questi problemi occorre lavorare da subito. Non si può pensare di realizzarla senza un piano di investimenti adeguato. Una scelta prettamente politica, che deve inserirsi in un ragionamento complessivo sul diritto all’abitare in Sicilia e, quindi, anche sul patrimonio immobiliare pubblico“, ha concluso la Di Gangi.