Prof accusato di violenza dalle alunne e poi assolto: “Una vendetta per il sequestro del telefono”
Il professore aveva instaurato con gli alunni “un rapporto amichevole”, ma dopo il sequestro del telefono cambiò tutto
Un professore di Castelfidardo in provincia di Ancona, è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale e maltrattamenti. L’uomo era andato a processo per aver molestato quattro alunne e averne picchiata un’altra quando era professore di sostegno a tempo determinato nella scuola media Soprani.
I fatti risalgono al 2018 e Giovanni Di Presa, dopo aver ricevuto nel 2021 un’assoluzione in primo grado sull’accusa di stupro, adesso ne ha avuto un’altra in Corte d’Appello per entrambi i reati. Secondo i giudici, le quattro adolescenti avevano escogitato una vendetta dopo il sequestro dei loro cellulari.
“Quattro ragazze adolescenti si coalizzarono contro di me”
Il professore, al Corriere della Sera, ha ricordato che tutto “accadde dopo il sequestro di uno smartphone, che può capitare se uno o più alunni esagerano. Ma in quel caso quattro ragazze adolescenti si coalizzarono contro di me”. Di Presa ha assicurato di aver instaurato con gli alunni “un rapporto amichevole”. “Mi facevo chiamare “Gianni” – ha detto -, e avevo rinunciato a mettere un muro tra me e loro, un confine, ero quasi un amico. Forse a pensarci ora sarebbe stato più conveniente comportarsi diversamente”.
Poi, dopo il sequestro del telefono, cambiò tutto: “Venivo guardato male anche se toccavo il ginocchio di un ragazzo che si era fatto male. Ma io lo facevo perché sono un fisioterapista, per essere utile. Secondo queste ragazze io avrei commesso le violenze in pubblico. Nessuno mi aveva denunciato per essermi appartato in un posto nascosto. Già questo doveva far comprendere che fossi innocente. E non escludo che qualcuno mi abbia denunciato sperando di guadagnare con i risarcimenti”.
Il prof: “Ho perso 30 chili”
Infine, il prof Di Presa ha detto che è pronto a incontrare le alunne che l’hanno accusato per chiedere loro perché lo hanno fatto. “Credo debbano essere le famiglie a chiedere conto di vicende come questa: perché la scuola a mio avviso funziona ancora, ma sono le famiglie a rinunciare spesso al loro ruolo. Pesavo 120 chili, poi quest’odissea me ne fece perdere trenta. Ma vorrei tornare a insegnare. Anche in quella scuola, senza rancore“.
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