AstraZeneca: in Italia si valuta di escludere gli under 50. E i richiami?

L’Aifa, d’accordo con l’Ema, potrebbe decidere per una sospensione di AstraZeneca, limitata a una fascia di popolazione

In Europa si parla tanto del vaccino AstraZeneca. Si discute sull’ipotesi di uno stop all’immunizzazione per gli under 50. Una probabilità che si fa sempre più credibile. Secondo l’Agenzia Europea del Farmaco adesso il nesso causale tra la trombosi del seno cerebrale e la vaccinazione con AstraZeneca non si può più escludere, sebbene sia incerto se il vettore sia il prodotto.

IN EUROPA E IN GRAN BRETAGNA LINMITI DI ETÀ, MA ANCHE STOP TOTALE

Oggi si è appreso che alcuni paesi, la Germania in primis, hanno già deciso di riservare AstraZeneca solo agli over 60, perché c’è una costante nei casi di reazioni avverse gravi segnalati. Riguardano di solito chi ha meno di cinquant’anni. Ma ci sono stati casi tra i 50 e i 60 anni, ed all’80 per cento sono donne. In Olanda c’è lo stop totale, mentre dal Regno Unito, che non dipende da Ema, tre giorni fa ha è arrivata una conferma di avere verificato 30 casi di coaguli del sangue. Verificatisi però sempre in una percentuale bassissima di pazienti, visto che sono stati segnalati su un totale di 18 milioni di iniezioni. Secondo il canale tv Channel 4 News, anche le autorità sanitarie britanniche stanno pensando di introdurre dei limiti di età, escludendo i più giovani dall’uso di AstraZeneca.

ANCHE IN ITALIA SI VALUTA LA LIMITAZIONE PER GLI UNDER 50

Anche l’Italia valuta la possibilità di mettere un limite di età. Per questo il ministro della Salute Roberto Speranza starebbe ragionando sull’ipotesi di uno stop alla vaccinazione con AstraZeneca per gli under 50. Tra l’altro, proprio di questo vaccino il 12 aprile invieranno metà delle dosi previste: 15.000 invece che le 30.000 previste. Fino ad oggi AstraZeneca è stato somministrato soprattutto ai più giovani, con in primis insegnanti e forze dell’ordine. Ma se davvero l’Ema certificherà il nesso causale, sarà inevitabile fermarlo. I casi verificatisi riguardano trombosi cerebrale del seno venoso e presenza di bassi livelli di piastrine.

CHE SUCCEDE CON I RICHIAMI?

Ma si discute anche su cosa succederà con i richiami, ovvero, quale vaccino sarà somministrato a chi ha fatto la prima dose del vaccino dell’azienda anglo-svedese. Di solito la seconda dose di AstraZeneca deve essere somministrata dopo 12 settimane dalla prima. In Germania la commissione vaccinale ha suggerito di effettuare il richiamo con un altro vaccino, Pfizer o Moderna. Ma il ministero della Salute italiano sostiene che non ci siano certezze riguardo l’immunizzazione con due dosi di vaccino diverse. E quindi l’orientamento potrebbe essere di usare lo stesso vaccino anche per il richiamo.

OGGI INCONTRO DEL MINISTERO DELLA SALUTE CON AIFA

Oggi nel tardo pomeriggio, secondo quanto confermano fonti all’ANSA, è prevista una riunione tra i tecnici dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e ministero della Salute in merito ad eventuali ulteriori indicazioni sull’utilizzo del vaccino anti-Covid di AstraZeneca. Tuttavia, per una decisione finale sull’eventuale correlazione tra il vaccino ed i rarissimi eventi trombotici segnalati in vari Paesi, si attenderà il pronunciamento dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema), atteso entro giovedì.