Il direttore del reparto di Malattie infettive del Sacco di Milano, Massimo Galli, già nelle ore immediatamente successive alla decisione comunicata dall’Aifa aveva espresso le sue perplessità sulla sospensione del vaccino anti-Covid di AstraZeneca. Oggi su Adnkronos è stato più preciso. E la sua preoccupazione per gli effetti diretti e indiretti dello stop sulla popolazione sembra crescere. L’infettivologo non nasconde i suoi timori, e a tal proposito dice: «Mi sembra di rivivere l’esperienza del 2014 quando fu ritirato un lotto di vaccino influenzale. Il risultato fu che i 3 decessi attribuiti al vaccino si rivelarono assolutamente indipendenti, ma numero dei vaccinati over 65 calò drasticamente. Scese dal 54% al 48%, il minimo nella storia recente, con un centinaio di morti in più per influenza». Ed aggiunge: «Mi vengono un po’ i brividi a ricordare tutto questo: va bene la prudenza, ma provvedimenti di questo tipo mettono la gente in apprensione».
Galli contesta la scelta di fare prevalere il principio di precauzione a fronte di un’incidenza di trombosi sui vaccini inoculati che non dimostrerebbe alcuna relazione: «Già il vaccino in questione è “chiacchierato” ─ dice ─. E tutto questo non gli farà per niente bene. Oltretutto la macchina vaccinale non è ancora oliata. Ho davanti agli occhi 2 o 3 dati: AstraZeneca riporta 14 trombosi profonde e 22 embolie polmonari su 17 milioni di vaccinazioni. Ogni giorno in italia ─ spiega Galli ─, ci sono 166 fenomeni di trombosi a prescindere dalle vaccinazioni».
«Una serie di eventi ─ aggiunge ancora il professore Galli ─ ogni giorno per la popolazione sono assolutamente attesi. E sono legati a tutt’altre condizioni rispetto al vaccino. Noi dobbiamo vaccinare per evitare che la gente muoia di covid e questi stop fanno molto male». I suoi timori riguardano non soltanto la psicosi che può diffondersi tra la popolazione, ma anche le conseguenze dirette che l’allungamento dei tempi delle campagna di immunizzazione possono provocare. E dice: «Il ritardo nelle vaccinazioni farà dei morti. Ritardare la procedura vaccinale in un’Europa già sguarnita di vaccini significa che tarderemo a mettere in protezione chi ha determinati problemi. Ricevo molte mail di persone che mi dicono: “Mia madre di 90 anni è in lista per il vaccino, non è stata chiamata. E ora è rianimazione con la polmonite da covid”. Capisco il principio di precauzione. Ma il messaggio che va dato alle persone è che il vaccino è l’unico modo per uscire dal tunnel. Ed anche per mettere in sicurezza le persone più fragili».
Infine l’infettivologo rassicura coloro che attendono il richiamo del vaccino di AstraZenenca, e si chiedono cosa fare: «Chi ha fatto la prima dose AstraZeneca stia tranquillo ─ dice ─. Non rischia problemi o patologie. AstraZeneca nasce per la singola somministrazione e i dati relativi alla singola somministrazione sono decisamente buoni, e molte persone saranno protette anche con una sola dose».