L’Africa e i suoi problemi, in particolare quelli della Repubblica Del Congo, Rino Martinez li conosce molto bene per averci operato a più riprese. Nel 2012, tramite l’associazione missionaria “Ali per Volare”, fu vicino al popolo dei Pigmei, a forte rischio di estizione a causa di diverse malattie quali la lebbra, l’ebola o il pian. Più recentemente, nel 2019, quando si fece promotore di una raccolta fondi per scongiurare una grave epidemia di malaria particolarmente aggressiva nei confronti dei bambini. Per natura vocato a fornire il suo contributo nel contesto di emergenze umanitarie, Martinez, nel corso di un’intervista rilasciata a Palermo Live, si dice profondamento dispiaciuto per l’attentato di Goma, in Congo.
“Ho avuto la possibilità di conoscere l’ambasciatore Luca Attanasio, e di lui, come di tutti i suoi colleghi di ultima generazione serbo un ricordo speciale. Si tratta di professionisti, dall’età che si aggira intorno ai 40, 45 anni, scelti per la loro formazione spirituale e umanitaria. Gli stessi carabinieri hanno ormai una formazione nuova che non è più esclusivamente istituzionale ma orientata ad un impegno reale, maturato sul campo”.
“Attanasio in questo è un esempio di grande dedizione e volontà. Pur conoscendo il drammatico contesto del Congo, ha voluto fortemente operarvi.” Morto insieme al 30enne carabiniere Vittorio Iacovacci a causa delle gravi ferite da arma da fuoco riportate, al momento dell’attentato l’ambasciatore si trovava in una vettura facente parte di un convoglio della Monusco. Lo stesso che comprendeva il Capo Delegazione dell’Unione europea. “La delegazione dell’Onu, come spesso accade in questi casi, era lì per fare testimonianza. E chi decide di fare ciò in determinati contesti è costantemente esposto a rischi del genere.”
In quel mondo difficile, nel quale si intrecciano interessi di stampo colonialista, volti allo sfruttamento delle risorse locali, Rino Martinez ha avuto modo di stringere rapporti con gli ambasciatori. “Così come sanno ciò che faccio da tempo in chiave umanitaria, parimenti apprezzo il loro impegno profuso affinchè le cose possano prendere una piega diversa. Ecco perchè dispiace profondamente ciò che è accaduto ad Attanasio e al giovane carabiniere. Vorrei che finalmente si aprisse una pagina pronta ad essere riempita anzichè lasciata bianca. Stamattina, in videoconferenza, ho avuto un incontro con i ragazzi del Liceo classico Vittorio Emanuele II. Ho raccontato di quando, nel 2008, rischiai di essere assassinato a Kinshasa perchè parlavo del caso dei bambini soldato. Ciò per dire che quell’area dell’Africa, da almeno 25 anni si può considerare come una sorta di polveriera. La definiscono la terza guerra mondiale per via del numero mostruoso di morti che ha provocato, oltre 10 milioni. Ma nessuno ne parla, e in tempo di Covid, il rischio che certe realtà cadano nel dimenticatoio è concreto. Ciò non deve assolutamente accadere, e per questo, la morte dei due nostri connazionali dovrà servire per moltiplicare gli impegni”.