Autonomia differenziata, la riforma penalizza davvero il sud? Parola all’esperto di diritto

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato la legge sull’autonomia differenziata, dopo 6 giorni dalla sua approvazione definitiva da parte del Parlamento. Ma di cosa si tratta? E soprattutto, la riforma penalizza le regioni del sud? Lo abbiamo chiesto al Professore Felice Blando, ricercatore di Diritto Pubblico presso l’Università di Palermo alla Facoltà di Giurisprudenza.

L’autonomia differenziata

Nei giorni scorsi il Parlamento ha approvato in via definitiva il disegno di legge sull’autonomia differenziata che stabilisce alcune regole e l’iter attraverso il quale le regioni potranno chiedere maggiore autonomia contrattando, con il Governo e il Parlamento, la competenza su ben 23 materie. Dalla salute all’istruzione, ma anche ambiente, energia, sport, trasporti. In molti però non sono stati concordi, affermando che l’autonomia differenziata non farà altro che spaccare ancor di più il Paese creando una maggior divario economico tra nord e sud.

L’intervista

“Professore, autonomia differenziata sì o no?”

“La risposta possiamo dire che sta nel mezzo. Non è vero, come si dice, che questa autonomia comporterà dei danni al sud perché in realtà è una riforma a somma zero”.

“In che senso?”

“Nel senso che non potrà sicuramente peggiorare le cose, anzi. Forse le potrà migliorare. La legge prevede che il bilancio dello Stato non sarà intaccato dalle attribuzioni di certi livelli e di certe competenze alle regioni che lo richiederanno. Perché, ricordiamo, nulla è automatico. Tutto passa da un accordo tra lo Stato e le regioni, e l’eventuale attribuzione di una autonomia potrebbe solo migliorare i servizi. In ogni caso, le regioni che otterranno l’autonomia su determinate materie potranno finanziare i costi attraverso i propri tributi, trasferendoli verso la materia in oggetto”.

“E per quanto riguarda il divario economico nord/sud?”

“La riforma non eliminerà né aumenterà il gap del divario nord/sud, che esiste da ottant’anni. C’è stato prima di questa legge e non verrà stravolto adesso, questo perché purtroppo le promesse fatte al sud sono state tutte tradite e si tratterebbe di fare un processo all’intera classe politica. Ogni progetto politico ambizioso in realtà poi, nell’attuazione pratica, si riduce ad un trasferimento minimale. Quindi si tratta soltanto di una bandiera politica che viene sventolata da una parte della maggioranza al fine di attuare il proprio programma elettorale e di accontentare il proprio elettorato. La vera partita, che cambierà davvero l’assetto costituzionale del nostro Paese, riguarda il premierato”.