Undici anni fa gli occhi dell’Italia intera si rivolgevano verso Avetrana, comune in provincia di Taranto, dove Sarah Scazzi fu uccisa a soli quindici anni. Una vicenda che ha coinvolto fortemente l’opinione pubblica e che si è conclusa il 21 febbraio 2017, quando la Corte Suprema di Cassazione ha condannato all’ergastolo Sabrina Misseri e Cosima Serrano, madre e figlia, rispettivamente zia e cugina di Sarah. Le due sono state riconosciute colpevoli di concorso in omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna già inflitta in primo grado e in appello dalla corte d’assise di Taranto.
Condannato, invece, a otto anni di reclusione Michele Misseri, zio di Sarah, nonché padre di Sabrina e marito di Cosima. I reati a lui contestati erano quelli di soppressione di cadavere e inquinamento delle prove. Condanna in via definitiva a 4 anni e 11 mesi, anche per il fratello di Michele, Carmine Misseri, per concorso in occultamento di cadavere.
“Il 26 agosto di 11 anni fa il sorriso di Sarah si spegneva per sempre. Ad Avetrana si consumò un delitto atroce e ancora oggi inspiegabile”. Così si legge sulla pagina della trasmissione televisiva Quarto Grado, che più volte si è occupata della vicenda. “La cugina Sabrina uccise Sarah con l’aiuto della madre Cosima e la complicità di papà Michele Misseri. Due famiglie distrutte. Le donne, detenute modello, potrebbero chiedere a giorni i primi permessi premio. Per la giustizia sono colpevoli , ma loro non hanno mai confessato. Oggi Sarah avrebbe 26 anni. Alla madre Concetta al padre e al fratello Claudio va il nostro abbraccio affettuoso. Resta un grande dubbio: ancor oggi qualcuno sa e tace?”.
E’ proprio di qualche giorno fa, infatti, la notizia che Sabrina Misseri e Cosima Serrano potranno beneficiare di permessi premio, essendo ormai passati più di dieci anni dall’incarcerazione. Le due donne trascorrono il tempo cucendo abiti e mascherine nella sartoria del carcere di Taranto; Sabrina, ottenuta l’abilitazione di parrucchiera, lavorerebbe anche nel centro estetico del penitenziario. Insomma, due detenute modello che, pertanto, potrebbero ottenere, fino a tre volte l’anno, i permessi di quindici giorni consecutivi.