“Se cercate i ladri, sono nella porta accanto”. È la battuta attribuita a Osvaldo Bagnoli, l’allenatore del Verona dell’incredibile scudetto del 1985. La Polizia era appena entrata nello spogliatoio di cui Briegel aveva rotto i vetri con uno zoccolo. Era il dopo partita della sfida di Coppa Campioni con la Juve e i veronesi avevano addosso la consapevolezza di essere stati scippati.
Bagnoli di suo non era uno che amava parlare, schivo, timido e nemico dei microfoni in ossequio alla riservatezza tipica dell’uomo della Bovisa. Pensate che proprio il 19 maggio, nel giorno della festa scudetto – un’impresa irripetibile – parlava più facilmente degli errori commessi quella domenica contro l’Avellino (per la cronaca, partita vinta 4-2), che del tricolore che l’avrebbe fatto entrare nella storia.
Ma tant’è. Il 19 maggio è anche il compleanno di due calciatori che in modi diversi sono entrati nella storia. Il primo è Andrea Pirlo e non c’è bisogno di spiegare il perché. L’altro è stato il migliore panchinaro di sempre della storia del calcio italiano. Titolare di qualsiasi altra squadra, rincalzo di quella perfetta macchina difensiva che fu il Milan di Sacchi. Galli è stato campione sul campo, ma soprattutto fuori.
E a proposito di compleanni, tanti auguri anche a Isabella Ragonese, attrice palermitana che ha la pazienza di centellinare le sue presenze, riservandosi produzioni di qualità.
Il 19 maggio, andando indietro nella storia sino al 1537, fu anche il giorno della decapitazione di Anna Bolena, la seconda moglie di Enrico VIII, Re d’Inghilterra. Complotto di palazzo, accusa ingiusta di adulterio, zac via la testa e avanti un’altra. Ragionava così il poco nobile sovrano, ma ci si deve vergognare di più dalle nostre parti visto che l’adulterio è stato considerato reato penale sino all’altro ieri.
Il finale lo dedichiamo a Peppino Garibaldi. No, non si tratta di un eccesso di confidenza nei confronti dell’eroe dei due mondi. Parliamo proprio di Peppino, figlio di Ricciotti e nipote del condottiero dei Mille (che je possino…). Generale anche lui e poi anche agente segreto, morì il 19 maggio del 1950. In suo onore alziamo un coro di contumelie verso tutti quelli che avendo un cognome celebre consumano la vita dei figli affibbiandogli anche il nome del più famoso omonimo. Tipo il signor Manzoni che oggi battezza il figlio Alessandro o quella miriade di Verdi di nome Giuseppe. Immaginate il figlio di Ricciotti a scuola, quante volte deve aver sentito la filastrocca “Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba”. E magari era solo una sbucciatura al ginocchio per una partitella di calcio…
Ps. c’è il sigillo del pallone su questo 19 maggio. Il padre di Peppino si chiamava Ricciotti. Io pensavo che era un’esclusiva di Greatti, il mitico numero 10 del Cagliari di Gigi Riva. Ricciotti. Mah