Per avviare entro gennaio, come programmato, la campagna di vaccinazione anti-Covid, il Commissario straordinario Domenico Arcuri, su richiesta del ministero della Salute, ha avviato la richiesta di offerta per l’acquisto di 157 milioni di siringhe per la somministrazione del vaccino. Le aziende devono presentare le offerte entro quindici giorni di tempo dalla pubblicazione del bando. All’esito della procedura di selezione, il Commissario procederà all’acquisto dei prodotti. Il bando scade il 9 dicembre, ma affiorano delle difficoltà.
Ieri nel programma Tagadà, condotto da Tiziana Panella su La7, è stato detto che nel bando sono state richieste ai fornitori siringhe che costano cinque volte più delle standard. E che inoltre non ci sono stampi pronti per produrle nel nostro Paese. Così, è stato detto detto, probabilmente, finiremo per utilizzare quelle cinesi. L’inviato della trasmissione Alessio Schiesari ha fatto un collegamento dallo stabilimento Pentaferte di Campli, in provincia di Teramo, dal quale escono mezzo miliardo di siringhe l’anno. L’azienda italiana, un colosso a livello internazionale, opera nel mondo medicale e dell’automazione industriale. Ed ha partecipato alla «richiesta di offerta aperta» di massima urgenza effettuata da Arcuri per la fornitura di dispositivi medici, cioè siringhe ed aghi, con i quali somministrare il vaccino anti Covid. Per l’esattezza, si tratta di 157 milioni di siringhe e altrettanti aghi.
Durante il collegamento, Antonio Masseroni, responsabile dello stabilimento, ha mostrato la differenza tra una normale siringa vaccinale e quella che ha ordinato l’Italia. Ha precisava Masseroni, che con il bando non era richiesta la cosiddetta “tubercolina” da un millilitro. Un prodotto che è comunemente reperibile nelle farmacie ed è di produzione standard. Quella richiesta dallo staff di Arcuri, è invece una monouso luer lock. Ha spiegato Masseroni che la differenza sostanziale è nella connessione tra il cilindro e l’ago. Cioè in questo tipo di siringa la connessione è ad avvitamento e non a pressione.
Tradotto in termini pratici, la siringa inserita nel bando «è più performante», ma ha costi e reperibilità ben diversi. Mentre la “tubercolina” viene venduta a 8 centesimi, l’altra richiesta dallo staff di Arcuri può costare 40 centesimi. Inoltre, essendo un prodotto atipico per i vaccini. quindi non standard, la messa in produzione partirebbe tra due o tre mesi. Il paradosso è che da settembre la Pentaferte, l’azienda che si occupa della produzione di questi dispositivi medici, dallo stampaggio alla sterilizzazione e al trasporto, sta già preparando delle siringhe per la vaccinazione: un paio di milioni al mese «per il ministero della Salute francese». E sono siringhe standard. Quindi la Francia sta ordinando prodotti di uso corrente, a costi contenuti. In Italia ci potrebbe essere il rischio che, stando così le cose, al bando possano rispondere solo aziende cinesi, con i loro prodotti da pochi centesimi e di scarsa qualità.