Ci sono due bar, uno a Catanzaro Lido ed uno a Bologna, che continuano a svolgere la loro attività anche dopo la mezzanotte, chiudendo per un quarto d’ora – o sessanta minuti, nel caso del capoluogo emiliano – e riaprendo la saracinesca per continuare a servire la movida nel loro territorio. In barba all’ultimo Dpcm emanato dal governo Conte. Ma, a quanto pare, possono farlo e fino adesso nessuno può dire loro nulla.
Il momento complicato che stiamo vivendo porta inevitabilmente a trovare soluzioni e scappatoie normative per poter rimanere più possibile a galla ed evitare di annegare nell’oceano della crisi economica.
Lo abbiamo già letto con i centri sportivi ed i campi di calcetto, e oggi con i servizi di ristorazione, tra cui i bar. Qualcuno penserebbe alle interpretazioni dei “furbetti” per continuare ad operare a discapito degli altri mettendo a repentaglio la salute pubblica. Assolutamente. E’ il modo più idoneo per sopravvivere nella giungla del fallimento.
Aldo Manoieri, titolare del Bar Plaza Cafè di Catanzaro Lido, ha dato il via alla tarantella mediatica sui social. Ha chiuso il suo bar a mezzanotte, e lo ha riaperto alle 00:15. Motivo? Ha un’attività h24 che non ha orario di apertura.
«Il presidente Conte e i suoi super ministri laureati non hanno pensato che oltre alla chiusura c’è una riapertura per i locali», afferma Manoieri. Con quest’azione, i vigili urbani intervenuti per il contrasto alla movida non hanno potuto far altro che dargli ragione.
«Io ho chiuso regolarmente alla mezzanotte e l’ho fatto notare alle forze dell’ordine che pattugliavano la zona per rispettare l’ordinanza ma nel dpcm non è stata inserita l’informazione di quando una attività può riaprire», racconta l’imprenditore alle testate locali.
Un’ora, da mezzanotte all’una, è il periodo di chiusura che un bar vicino alla stazione di Bologna si è imposto per ottemperare ai minimi termini al Dpcm.
«La cosa a cui tengo più di tutte è che non si parli di furbate, truffe o irregolarità. Il decreto è chiaro e noi lo stiamo applicando, senza infrangere nulla», racconta al Corriere della Sera Carlotta, la titolare. Anche in questo l’attività è solitamente aperta 24 ore su 24.
Tra l’altro a Bologna vige il provvedimento che vieta la somministrazione di bevande in vetro o lattina dalle 22 alle 6. «L’ordinanza del comune è rivolta prevalentemente alla movida, ma noi qui abbiamo esigenze e clientele diverse. Qui non si fanno serate o aperitivi, ma viene gente che di notte lavora o viaggia».
Tutto lecito, insomma. Fino a quando non giungerà il prossimo (ed imminente) dpcm con delle nuove e scontate regole più stringenti.
L’ultimo decreto del premier Conte, datato 13 ottobre 2020, fa riferimento alle attività di ristorazione e bar. Precisamente all’articolo 1, comma 6 lettera ee).
«... Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 sull’intero territorio nazionale si applicano le seguenti misure: … le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite sino alle ore 24.00 con consumo al tavolo e sino alle ore 21.00 in assenza di consumo al tavolo …».
Nessun riferimento alle attività no-stop, né tantomeno alla riapertura dei locali, determinando così un vuoto normativo che consentirebbe di riaprire subito dopo.