La storia raccontata dal servizio del programma tv Le Iene, con le interviste effettuate dall’inviato palermitano Ismaele La Vardera, ha dell’incredibile. La vicenda ha coinvolto il bar presente all’interno del Tribunale di Palermo gestito dall’imprenditore Giovanni Torregrossa. Nel 2012 si era ribellato alla richiesta di pizzo di un boss locale, registrando le conversazioni e permettendo l’arresto dei colpevoli.
Durante il servizio de Le Iene, andato in onda questa sera, la famiglia Torregrossa è accusata di sfruttamento dei propri dipendenti. Il bar, gestito dalla figlia dell’imprenditore palermitano, tiene sotto contratto due donne che da diversi anni lavorano a tempo pieno ma sono in possesso di contratti di quattro ore. “Io svolgo 9 ore di lavoro, iniziando alle 6.30 e finisco alle 15.30 ma vengo pagata per 4 ore”. Queste le parole di Valeria, a cui fa eco anche la collega.
In sostanza, le due dipendenti lavorano per 9 ore, con un contratto da 4 ore, guadagnando circa 600 euro, 3,33 euro all’ora. E tutto ciò avviene all’interno di un bar frequentato continuamente da giudici, avvocati, figure che hanno a che fare con la giustizia. Ma questo non è tutto: “Devo sempre restituire una certa cifra. Vado in banca, scambio l’assegno e restituisco una quota al datore di lavoro. Questi sono i patti, da 12 anni a oggi. Le buste paga erano di 1600-1700 euro, ma io percepivo sempre 600 euro. Quindi, tutto il resto era suo”, continua, una delle due lavoratrici. Le confessioni sono confermate da alcune intercettazioni video in cui sono evidenti gli accordi con la titolare Torregrossa.
La redazione di Palermolive ha contattato telefonicamente il legale delle due donne, l’avvocato Nadia Spallitta, intervistata anche durante il servizio dell’inviato Mediaset Ismaele La Vardera. Il legale ha spiegato quali potranno essere i passaggi per tutelare i diritti delle due vittime: “Noi stiamo immaginando un’azione civile. Mi occuperò del recupero del trattamento economico differenziale e del versamento dei contributi mancanti. Immaginiamo una fase davanti all’Ispettorato del Lavoro per verificare se ci sono i pressuposti affinché questo trattamento differenziale venga erogato in sede di conciliazione. Se non dovesse andare a buon fine la fase della conciliazione, faremo un ricorso al Giudice del Lavoro per chiedere un trattamento delle ore lavorative non pagate e anche il versamento dei contributi. Se riusciremo a dimostrarlo, chiederemo anche la parte delle somme della 14esima non fruita”.
Infine, conclude parlando del servizio andato in onda questa sera: “Naturalmente, le immagini televisive e le testimonianze del servizio saranno utilizzate per fini processuali ma non saranno gli unici elementi. Sicuramente verranno ascoltati dei testimoni e sarà poi il giudice, in ultima istanza, a valutare il caso“.