Beirut, forte esplosione al porto: almeno 50 morti e migliaia di feriti AGGIORNAMENTI

ORE 23:00

Sale ancora il bilancio delle vittime: secondo Sky Tg24 sarebbero 73 adesso i morti accertati e 3700 feriti. A provocare le esplosioni che hanno devastato Beirut sarebbe stato un incendio in un deposito nel porto della capitale del Libano, dove erano immagazzinate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, che erano lì dopo un sequestro fatto in una nave. 

ORE 21:58

Il bilancio provvisorio comunicato dal ministro della Salute, Hassan Hamad, parla di almeno 50 morti e 2.750 feriti, ma il numero potrebbe salire di molto nelle prossime ore. Si diffonde il timore per la nube tossica provocata dall’incendio di sostanze chimiche. Tra i feriti c’è un militare del contingente italiano dell’Unifil, in modo non grave; altri sono sotto osservazione perché in stato di choc. I danni provocati dalle deflagrazioni sono ingenti. Diverse persone sono intrappolate sotto le macerie degli edifici distrutti dalle esplosioni. 

ORE 20:00

Una tremenda esplosione è avvenuta questo pomeriggio a Beirut, nella zona del porto. L’incidente avrebbe causato almeno 27 morti e circa 2.500 feriti, nonché il danneggiamento di parecchi edifici della capitale. Tra i feriti ci sarebbero anche due militari italiani dell’unità Joint Multimodal Operations Unit (Jmou di Beirut, inquadrata nel Comando Contingente Italiano (IT-NCC) di Naqoura, con il principale scopo di favorire la cooperazione internazionale e l’integrazione sociale tra i militari italiani e la popolazione libanese. 

Non è ancora chiara la natura della deflagrazione ma da ciò che trapela sarebbe scoppiata, probabilmente in seguito ad un incendio, un magazzino di fuochi artificio. Da alcuni video che girano in rete, però, si notano diverse mini esplosioni precedente allo scoppio che ha provocato i maggiori danni. 

Secondo l’agenzia turca Andalu, un palazzo di tre piani nelle vicinanze è crollato a causa della deflagrazione e vi sono persone bloccate sotto le macerie. Fonti libanese riportano che poco prima dell’esplosione e non lontano dal porto, l’ex primo ministro Saad Hariri stava tenendo una serie di incontri con alti ufficiali, tra cui il Capo di stato maggiore.

TENSIONI IN QUESTI GIORNI IN LIBANO

Venerdì sarà emesso il verdetto del Tribunale speciale per il Libano sull’omicidio dell’ex premier libanese Rafiq Hariri, padre di Saad, ucciso a Beirut il 14 febbraio del 2005 assieme ad altre 21 persone. Il processo vede imputati quattro membri di Hezbollah con l’accusa di “complotto a fini terroristici e omicidio preterintenzionale”. 

DOMANI GIORNATA DI LUTTO NAZIONALE

La Croce Rossa Libanese ha rivolto un appello urgente per chiedere sangue e sono stati attivati centri di raccolta in tutto il Paese. Il premier libanese Hassan Diab ha dichiarato che domani sarà una giornata di lutto nazionale, mentre il presidente Michel Aoun ha convocato una riunione di emergenza del Consiglio nazionale di Difesa. 

«Ciò che è successo a Beirut ricorda Hiroshima e Nagasaki, nulla di simile era mai accaduto in passato in Libano». Le parole del governatore della capitale libanese, Marwan Abboud, in lacrime, raccontano bene la situazione, dopo l’esplosione di oggi.

Tra le vittime dell’esplosione c’è anche il segretario generale del Partito Kataeb, Falangi Libanesi, Nizar Najarian: colpito alla testa, è morto poco dopo. Falangi Libanesi è un partito nazionalista e cristiano maronita. Il deputato Nadim Gemayel ha riportato un trauma cranico ed è tra le centinaia di persone ricoverate all’ospedale dell’Hotel Dieu. Anche Tarek Merhebi, deputato di Movimento il Futuro, è stato ferito ed è stato ricoverato presso l’ospedale di Clemenceau.

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Redazione PL