Tra i 26 arrestati da parte della Squadra Mobile di Palermo su ordinanza del gip locale tra Brancaccio e lo Sperone c’è anche il 28enne Alessio Salvo Caruso, rimasto gravemente ferito nell’omicidio del boss in ascesa della famiglia di corso dei Mille, Giancarlo Romano avvenuto lo scorso 26 febbraio. Gli indagati dell’odierna operazione sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, e spaccio di droga. Segnatamente, per 21 è scattata la custodia in carcere, mentre per gli altri cinque gli arresti domiciliari.
I nomi dei 26 arrestati: in carcere finiscono Pietro Argeri, 34 anni, Gaetano Ingrassia, 23 anni (carcere), Alessio Salvo Caruso, 28 anni, Davide Giuseppe Arduino, 29 anni, Nicola Argeri, 54 anni (carcere), Francesco Messina, 29 anni, Salvatore Agnello, 23 anni, Maria Chiappara, 36 anni, è la moglie di Pietro Argeri, Davide Anselmo, 26 anni (già detenuto per altro), Sebastiano Chiappara, 25 anni, Girolamo Tarantino, 20 anni, Paolo Chiovaro, 36 anni, Samuele Argeri, 22 anni, Antonino Messina, 28 anni, Salvatore Navarra, 21 anni, Antonino Ricotta, 20 anni (carcere), Isidoro Lo Nardo, 26 anni, Giuseppe e Vincenzo Lucchese, di 24 e 26 anni, Salvatore Zora, 24 anni, Luigi Lemmito, 50 anni.
Ai domiciliari: Salvatore Fiorentino, 23 anni, Daniela Chiovaro 46 anni, Salvatore Messina e Salvatore Cipolla entrambi di 51 anni.
L’operazione rappresenta il frutto di una complessa attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dalla Squadra Mobile di Palermo e dal Servizio Centrale Operativo, che ha permesso di risalire verticalmente la filiera dallo smercio di cocaina e di hashish nel quartiere Sperone di Brancaccio, ritenuto storicamente un fortino impermeabile per le forze di Polizia.
Pertanto, al fine di penetrare e disarticolare la struttura criminale, sono stati impiegati anche degli agenti undercover che si sono infiltrati nelle trame associative, stabilendo contatti diretti anche con gli esponenti apicali del gruppo criminale.
L’indagine ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza sulla modalità di gestione del traffico di droga a opera del gruppo criminale e, soprattutto, sulla ramificazione degli interessi di Cosa nostra sulla distribuzione dei guadagni provenienti dall’attività illecita. Nel corso dell’indagine è stato documentato che lo smercio dello stupefacente avviene continuativamente nell’arco delle 24 ore, con una rigida organizzazione dei turni di pusher e vedette.