Blocco Canale Suez: danni economici, possibile ripercussione sul petrolio

Potrebbero volerci diversi giorni per spostarla e liberare il canale di Suez, con conseguenze importanti sul commercio mondiale e sul prezzo del petrolio

Da martedì mattina 23 marzo il Canale di Suez, in Egitto, è bloccato dopo che un’enorme nave portacontainer, la Ever Given, della compagnia Ever Green, si è incagliata. Ha infilato la prua sotto la banchina destra del canale. Impedendo così il passaggio, sia da nord che da sud, di centinaia di navi, tra cui diverse petroliere. Si calcola che più di 185 navi cargo, di cui almeno 30 mega container, sono ferme alle due imboccature del canale, impossibilitate a proseguire la loro rotta. I lavori per raddrizzare l’enorme imbarcazione, lunga 400 metri e larga 59, non hanno ancora portato alcun risultato. Causando seri rallentamenti nelle spedizioni che potrebbero durare ancora a lungo.

Il traffico bloccato di navi portacontainer e petroliere

L’IMPORTANZA DEL CANALE

Il canale di Suez collega il Mediterraneo con l’Oceano Indiano, attraverso il Mar Rosso. Consente un percorso diretto per le merci che vanno dall’Asia all’Europa e viceversa. Oltre il 50% del traffico che lo attraversa è composto da mega navi container e da petroliere. Il canale è particolarmente importante per garantire i rifornimenti di petrolio: circa il 10% del totale del petrolio mondiale che viene spedito attraverso quella rotta.

POTREBBE AUMENTARE IL PREZZO DEL PETROLIO

Per questo, secondo alcune stime fatte in questi giorni e riportate dal Guardian, circa 10 milioni di barili di petrolio sono rimasti bloccati alle due imboccature del canale. Se l’ingorgo dovesse continuare a lungo, molto probabilmente i prezzi di petrolio e di conseguenza della benzina, potrebbero aumentare velocemente. Così come quelli di tutte le merci spedite e delle spedizioni, che dovranno sostenere costi maggiori per affrontare rotte più lunghe. Il problema principale al momento è che non si sa con certezza quando il passaggio verrà liberato, e secondo alcuni potrebbero volerci diversi giorni, se non addirittura settimane. La rotta degli scambi via mare tra l’Italia ed i paesi asiatici passa attraverso Suez, che è uno snodo fondamentale anche per il progetto cinese della Via della Seta. Nel 2020 questi sono stati pari a 82,8 mld di euro, ovvero il 40,1% del commercio marittimo complessivo del nostro Paese.

TENTATIVI SENZA SUCCESSO

Da subito sono arrivati sul posto diversi rimorchiatori che hanno cercato di trascinare la nave per raddrizzarla, senza successo. Oltre ad escavatori che stanno cercando di liberare la prua dalla sabbia. Sono passati ormai quattro giorni e la nave si è spostata pochissimo. Non si sa ancora con esattezza quanto ci vorrà per liberare il passaggio, ma secondo diversi esperti di logistica marittima potrebbero volerci molti giorni. Tra le società che si stanno occupando del rimorchio della nave c’è la SMIT Salvage, una società di proprietà dell’olandese Royal Boskalis Westminster, che tra le altre cose aveva partecipato al rimorchio della Costa Concordia, la nave da crociera italiana naufragata al largo dell’Isola del Giglio il 13 gennaio del 2012.